Le Interviste

Santino Desideri: le Unioni dei comuni

Cos’è un’Unione di Comuni ? Per dirla con i concetti del Diritto Amministrativo, è un “ente territoriale di secondo grado”, cioè un organismo che si situa tra comune e provincia, ma, in termini pratici, è il futuro (prossimo) dell’amministrazione dei nostri territori. In più, per legge, è la soluzione attraverso la quale i comuni più piccoli dovranno strutturarsi da ora in poi per mettere insieme le loro risorse ed offrire servizi ai loro cittadini.

Il concetto di unione di comuni nasce nel 2000, con la legge 267, che le assegna l’obiettivo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni originariamente di competenza dei comuni. In altre parole, servizi e funzioni di pertinenza dei comuni vengono trasferiti all’unione e da questa gestiti in modo unificato traendone economie di scala ed un livello di servizio che il singolo piccolo comune non potrebbe provvedere. Nel 2010, la legge 122 è tornata sull’argomento stabilendo che i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti sono obbligati a svolgere in forma associata, attraverso convenzione o unione di comuni, le funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, di polizia locale; di istruzione pubblica, della viabilità e dei trasporti, la gestione del territorio e dell’ambiente e le funzioni del settore sociale.

Il Lazio conta 21 Unioni: di queste 4 sono localizzate nella Sabina Reatina, una nella Sabina Romana ed una nella valle del Tevere in provincia di Roma.

Per capirne di più, abbiamo incontrato Santino Desideri, sindaco di Poggio Moiano e presidente dell’Unione dell’Alta Sabina.

Presidente Desideri, partiamo facendo un po’ di storia, sia delle unioni in generale che di quella dell’Alta Sabina.

In realtà, se parliamo di storia, allora quella delle unioni ha ormai più di dieci anni durante i quali è però cambiato di molto il contesto generale. Infatti, le unioni nascono come un’opportunità discrezionale di cui i comuni più piccoli potevano o meno avvalersi. Con gli ultimi provvedimenti di legge finalizzati a modificare la struttura delle amministrazioni locali e ridurre i costi ad ogni livello, invece le unioni sono divenute un fatto cogente. Infatti, i comuni con meno di 1.000 abitanti dovranno unificare la gestione di tutti i servizi con altri comuni, non disporranno più di un bilancio proprio e non avranno più nemmeno una giunta ma solo il sindaco edil consigliocomunale. I comuni con oltre 1.000 abitanti metteranno invece insieme solo i servizi principali e manterranno l’assetto istituzionale di oggi. Detto questo, iniziano subito i problemi perché abbiamo si una legge di riferimento ma non i regolamenti attuativi e neanche, per lo meno nel Lazio, quelle leggi regionali che devono fare da corollario alla legge nazionale. Così, per esempio, cosa faremo quando un’unione associa comuni con più e meno di 1.000 abitanti ? si dovranno comportare tutti come se avessero meno di 1.000 abitanti o a seconda dei casi si adotteranno soluzioni diverse ? Solo per cronaca, la prego di notare, che il sistema elettorale è già stato riformato. Così in un comune con meno di 1.000 abitanti il sindaco si trova a governare senza giunta, con un potere particolarmente ampio, ma non è ancora chiaro come questo suo potere locale trovi un contrappeso nei meccanismi decisionali propri dell’unione. Insomma, stiamo aspettando, ma speriamo di non dover aspettare troppo.

Lei però ha alle spalle dieci anni di esperienza. Quali ritiene siano le maggiori difficoltà ed invece le opportunità ?

L’Unione dell’Alta Sabina nasce nel 2000 ed ha messo insieme i comuni di Casaprota, Poggio Moiano, Scandriglia, Orvinio, Poggio Nativo e Torricella Sabina. Dieci anni di esperienza mi dicono che il problema maggiore è superare il campanile. Poi, va anche confessato che spesso le unioni sono state fin qui vissute come un luogo da dove prendere piuttosto che dove dare e mettere in comune. Lo spirito, invece, deve essere quello di unire le forze, umane ed economiche, per gestire al meglio un territorio. Nel nostro caso, per esempio, Osteria Nuova potrebbe rappresentare un volano di sviluppo per tutti i comuni che vi fanno territorialmente riferimento concentrando e nel contempo accrescendo i servizi che verrebbero ad essere collocati in un punto di passaggio comune.

Mi fa un esempio per tutti ?

Si, certo. La parola d’ordine è il concetto di poli di accentramento, cioè di concentrare certi servizi, per esempio l’istruzione superiore o gli asili nido, in certi punti e lasciare distribuiti sul territorio gli altri livelli scolastici. Nell’esperienza che mi ha fin qui visto coinvolto, abbiamo operato in questo modo sul servizio scolastico e sui servizi sociali. In quest’ultimo caso, abbiamo creato un bacino anche più ampio mettendo insieme le due unioni dell’Alta Sabina e della Valle dell’Olio ed il Comune di Fara Sabina. Oggi, comuni che non disponevano di servizi sociali possono così offrirli ai loro cittadini.

Se per i servizi mi sembra che il modello sia chiaro, che ruolo possono giocare le unioni per generare sviluppo economico ?

Guardi, può sembrare un esempio lontano, ma lei pensi ai comprensori sciistici. Si tratta di territori ed infrastrutture per definizione appartenenti a più comuni ma messi a sistema e venduti ai loro frequentatori come un tutto unico. Lei va a sciare in quel comprensorio, in quella valle, non in “comune di .. “. Mi sono spiegato ? Noi dobbiamo guardare a quel modello. L’unione può proporre un’offerta turistica ampia, articolata, che un singolo comune non ha, può proporre, appunto, dei comprensori,valorizzando nel contempo le peculiarità dei singoli comuni. Lo stesso vale per le produzioni alimentari tipiche. Viceversa, se un comune ha una risorsa unica nel suo genere, questa può fare da volano per l’intera unione. Mi viene in mente il mattatoio di Poggio Moiano che potrebbe diventare la struttura intorno alla quale sviluppare una filiera della carne certificata in termini di provenienza e di criteri di allevamento. Come le dicevo, dobbiamo superare il campanile. Dobbiamo saper rinunciare a qualcosa che, in definitiva, è comunque qualcosa di piccolo, per creare qualcosa di più grande. E non dobbiamo fermarci al primo passo: credo che nel nostro caso sia giunto il momenti di capire se non sia il caso di mettere insieme alcune delle unioni che esistono in Sabina per crearne una che abbia le dimensioni necessarie a fare davvero la differenza.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.