Ossa e Articolazioni

La frattura del femore: come affrontarla?

Le fratture del femore al livello dell’anca sono sempre più frequenti. In Italia si verificano più di 85.000 fratture di femore ogni anno, che significa che un anziano ogni sei minuti cade e si rompe il femore. Il potere e sapere distinguere le persone più a rischio di fratture riveste, quindi, una importanza fondamentale al fine di mettere in atto le strategie di prevenzione più opportune. Entriamo perciò nel dettaglio dei dati in nostro possesso. Il 77% delle fratture colpisce le donne e tra queste il 79% ha un’età oltre ai 75 anni. Il trattamento delle fratture del femore comporta in Italia una spesa superiore al miliardo di Euro all’anno e si prevede che per il 2030 in Europa l’incidenza delle fratture del femore supererà i 750.000 nuovi casi ogni anno.

Frattura del Femore: i fattori di rischio

Visti i numeri impressionanti anche per uno come me del mestiere, spingiamoci più a fondo e vediamo cosa ci insegna la letteratura al fine di meglio comprendere i fattori di rischio per la frattura del femore e le possibili soluzioni da intraprendere. Il fattore che più condiziona il rischio di frattura del femore è proprio I’età, seguita dal deficit cognitivo e dalle difficoltà nella  deambulazione. Le persone a maggior rischio sono, perciò, quegli anziani in età molto avanzata con una deambulazione incerta e difficoltosa e con difficoltà di memoria o segni di demenza. Ed è proprio su di loro che andrebbero concentrati i maggiori sforzi nella prevenzione.

FRAC Test

Come capire quindi se un nostro caro è a rischio? Accendiamo il computer e cerchiamo il FRAC test, quel test che gli studiosi hanno messo a punto per identificare facilmente il rischio di frattura del femore sulla base di fattori individuali come altezza, peso, vizio del fumo, uso di particolari farmaci, densità minerale ossea e precedenti fratture. Il test tiene conto anche della razza dell’individuo, in quanto i parametri di rischio di fratture possono variare tra le diverse razze. Rispondiamo alle domande ed in pochi minuti otterremo il risultato.

A disposizione abbiamo anche il FAC test che valuta nel dettaglio la capacità di deambulazione, per esempio riuscire a camminare su diversi tipi di terreno, salire le scale, l’uso di un bastone.  Infine, valutiamo il funzionamento del cervello: tra i diversi tests cognitivi, un gruppo di colleghi napoletani ne ha introdotto uno facilitato in dieci domande semplici come ricordare il nome dell’attuale Papa, il nome della madre e il proprio numero di telefono oppure effettuare una semplice operazione di sottrazione, che ci consente di identificare eventuali segnali di demenza.

Evitare le Fratture del Femore

Fatta la diagnosi ed acceso il campanello di allarme che rimedi attuare?

Cominciamo da quelli più semplici:

– eliminare  tappeti, scendiletto, tavolini e sedie basse che possono facilitare le cadute

– illuminare bene le stanze al fine di non nascondere eventuali ostacoli

– effettuare controlli peridoci di vista ed udito e, entrando nel mio specifico campo ortopedico

– effettuare un esercizio fisico regolare e costante, che, tradotto, vuol dire camminare almeno una mezz’ora al giorno oppure ancora meglio affidarsi a quei terapisti della riabilitazione oggi in grado ed organizzati per tenere corsi di ginnastica specifica, quale la ginnastica dolce.

– valutare l’opportunità, dopo aver eseguito un corretto screening dell’osteoporosi mediante una Mineralometria Ossea Computerizzata, di seguire una terapia medica specifica (vitamina D, calcio e bifosfonati).

L’insieme di questi due ultimi provvedimenti consente di ridurre il rischio di fratture del femore di circa il 60%.

Frattura del Femore: che fare?

Fortunatamente anche negli anziani non tutte le cadute hanno come conseguenza la frattura del femore: essa  si verifica solo nel 5 per cento dei casi ed è prontamente riconoscibile.

Un vivo dolore all’anca associato alla impossibilità a muovere l’articolazione e a rialzarsi dal pavimento e ad un arto inferiore ruotato verso l’esterno e talvolta anche apparentemente accorciato consentono l’immediato sospetto. Questi elementi devono imporre l’urgente chiamata dello specialista ortopedico che sarà subito in grado di confermare clinicamente il sospetto ed avviare l’anziano verso il ricovero per eseguire la radiografia del bacino ed essere operato quanto prima. Infatti, effettuare l’intervento entro 24-48 ore dall’infortunio minimizza al massimo il rischio di complicanze ed accelera la ripresa funzionale.

La radiografia consentirà di differenziare una frattura “laterale”, pertrocanterica o sottotrocanterica, più frequente, da una frattura “mediale”, che si verifica in in circa il 35 per cento dei casi.

L’intervento chirurgico

I due tipi di frattura del femore impongono scelte chirurgiche diverse: nel primo caso il chirurgo ortopedico dovrà provvedere a “ridurre”, cioè rimettere in asse, e “sintetizzare” la frattura con chiodi di titanio che vengono introdotti e fissati all’interno dell’osso, mentre, nel secondo, vista la scarsa vascolarizzazione della testa e del collo del femore, ricorrerà alla sostituzione totale della parte frattura con una protesi d’anca di cromo, cobalto o titanio.

Nel primo caso si potrà rialzarsi e cominciare a camminare con I’aiuto delle stampelle dopo i primi 4-5 giorni, mentre nel secondo caso il paziente verrà immediatamente rialzato dal letto il giorno dopo l’intervento con l’ausilio di un girello. Categorica in entrambi i casi la stretta collaborazione con un terapista della riabilitazione di fiducia del chirurgo, che dovrà giornalmente, e se possibile anche con doppia seduta giornaliera, iniziare la riabilitazione per consentire di recuperare rapidamente il movimento dell’anca e una deambulazione corretta, abbreviando i tempi di recupero ed evitando il rischio di complicazioni serie a livello del sistema circolatorio, dei polmoni, dello stesso bacino.

Ahimè, nonostante le più recenti linee guide adottate in tutti i paesi, raccomandino, come detto, di effettuare gli interventi chirurgici dopo una frattura del femore entro 24-48 ore dal ricovero, ciò accade in Italia solo in circa il 30% dei casi. Il consiglio, quindi, è quello di non tardare nel capire la potenziale importanza della caduta del proprio caro, chiamare prontamente lo specialista ortopedico e fare riferimento alle strutture sanitarie di alta professionalità in grado di offrire una pronta e completa assistenza medica, chirurgica, anestesiologica, riabilitativa ed assistenziale.

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fabiosciarretta@laboratorionomentano.it'

Fabio Sciarretta

Il Dott. Fabio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse case di cura romane. E’ stato relatore in oltre 40 congressi nazionali ed internazionali ed ha al suo attivo 38 pubblicazioni.