La Pericardite
La pericardite è un processo di natura infiammatoria o infettiva che coinvolge il pericardio e in cui, frequentemente, si verifica la formazione di un essudato (liquido) che si riversa all’interno dello stesso pericardio.
Pericardio e Pericardite: le cause
Prima di affrontare l’argomento pericardite è necessario qualche breve richiamo di anatomia. Il pericardio è una sottile membrana che circonda il cuore e che svolge varie funzioni; fra le più importanti vi sono quella di mantenere il cuore in sede, quella di proteggerlo e di isolarlo dagli organi vicini. Il pericardio è costituito da due strati, uno esterno, detto pericardio fibroso e uno interno detto pericardio sieroso; quest’ultimo è a sua volta costituito da due foglietti, il foglietto parietale (in continuità con il pericardio fibroso) e il foglietto viscerale (adeso al cuore); tra questi due foglietti è normalmente presente una piccola quantità di liquido (liquor pericardico) che serve a impedire che i due foglietti sfreghino fra loro permettendo così al cuore di muoversi liberamente mentre batte.
In caso di pericardite, il liquor pericardico tende ad aumentare di quantità; se l’aumento è particolarmente consistente e rapido c’è il pericolo di una limitazione della funzionalità cardiaca, si verifica così quell’evento noto come tamponamento cardiaco. Fortunatamente, questa evenienza è abbastanza rara e, nella maggior parte dei casi, la pericardite ha un decorso benigno.
Pericardite: classificazione
La pericardite è una patologia per la quale sono state proposte diverse classificazioni. La classificazione più utile per capire la malattia è quella basata sulle cause scatenanti ed in base a queste si distinguono:
? pericardite idiopatica
? pericardite infettiva
? pericardite non infettiva
? pericardite da patologie autoimmuni
? pericardite traumatica
Si parla di pericardite idiopatica quando non si è in grado di distinguere né i meccanismi né l’agente causale della patologia in questione.
La pericardite infettiva può avere varie cause quali virus (coxsachievirus A e B, adenovirus, virus HIV, virus Epstein-Barr, paramyxovirus ecc.), batteri (legionella, neisseria, pneumococco, stafilococco, streptococco ecc.), funghi (candida, istoplasma ecc.), parassiti (Entamoeba histolitica, Echinococco, Toxoplasma) e altri agenti come, per esempio, il Mycobacterium tubercolosis. In genere le pericarditi più frequenti sono quelle infettive, hanno un andamento stagionale e si verificano solitamente dopo gli episodi influenzali.
La pericardite non infettiva è la pericardite associata a infarto miocardico acuto o a insufficienza renale cronica, le pericarditi neoplastiche (che possono essere causate da neoplasie primitive del pericardio oppure da metastasi di neoplasie interessanti altre strutture), la pericardite indotta da radioterapia e la pericardite iatrogena (indotta da farmaci).
Si parla di pericardite da patologie autoimmuni quando il problema è scatenato da quest’ultimo tipo di malattie; quelle coinvolte più frequentemente sono l’artrite reumatoide, il LES (lupus eritematosus sistemico) e la sclerodermia.
Infine, in determinate situazioni, la pericardite può essere originata da eventi traumatici (incidenti della strada, traumi chiusi del torace, etc.).
Dal punto di vista clinico la pericardite viene distinta in:
? pericardite acuta
? pericardite subacuta
? pericardite cronica
Si parla di pericardite acuta quando il suo decorso risulta inferiore alle sei settimane. Spesso si tratta di pericarditi infiammatorie, legate a qualche infezione, essudative (con versamento di tipo essudativo) o purulente.
Si parla di pericardite subacuta quando il suo decorso ha una durata compresa tra le sei settimane e i sei mesi; si tratta spesso di pericarditi di tipo essudativo-costrittivo (associate a tamponamento cardiaco).
Quando il decorso della malattia oltrepassa i sei mesi di tempo si parla di pericardite cronica; questa può essere costrittiva (quando il pericardio si irrigidisce al punto da limitare fortemente la possibilità del cuore di contrarsi), essudativa o adesiva non costrittiva.
I sintomi della pericardite
La sintomatologia della pericardite è alquanto variegata; fra i sintomi e i segni principali si ricordano dolore toracico (che può essere legato al processo infiammatorio in atto che può coinvolgere non solo i foglietti pericardici, ma anche la pleura oppure all’eventuale distensione del sacco pericardico che può verificarsi se il versamento pericardico è abbondante), tachicardia, febbre o febbricola, tosse, affanno (legato soprattutto al fatto che il soggetto tende a respirare molto superficialmente allo scopo di limitare il dolore).
Il dolore della pericardite ha caretteristiche leggermente differenti da quello dell’infarto miocardico acuto; tende ad accentuarsi con gli atti del respiro e si modifica con i cambiamenti di postura; generalmente regredisce con gli anti-infiammatori; non è tipicamente irradiato alle braccia.
La diagnosi
La diagnosi di pericardite si avvale dell’esame obiettivo, di esami di laboratorio e di indagini strumentali. All’esame obiettivo il reperto più caratteristico è lo sfregamento pericardico, un rumore che il medico percepisce con il fonendoscopio e che somiglia al rumore che fanno i capelli quando strofinati tra di loro; la sua assenza però non è condizione sufficiente a escludere la diagnosi; in caso di versamento pericardico, per esempio, lo sfregamento non è udibile perché i foglietti sono ben distanziati tra loro dal liquido che si è riversato all’interno. È possibile inoltre osservare tachicardia sinusale (aumento della frequenza cardiaca), febbre e altri segni legati alla presenza di malattie infiammatorie, infettive oppure sistemiche.
Gli esami di laboratorio generalmente utili a fare diagnosi sono l’emocromo, VES, PCR. L’emocromo mostra spesso la presenza di leucocitosi (aumento dei globuli bianchi, sinonimo di infezione), mentre VES e PCR (indici di infiammazione) sono generalmente elevati. Gli esami strumentali generalmente utilizzati in caso di sospetta pericardite e utili a fare diagnosi sono l’elettrocardiogramma, la radiografia del torace, l’ecocardiogramma.
Il trattamento della pericardite
Il trattamento della pericardite acuta inizia generalmente con la somministrazione di FANS (antiinfiammatori non steroidei) ad elevato dosaggio, associati a gastroprotezione. Se sull’utilizzo dei FANS vi è un accordo generale, sulla scelta del farmaco non vi è uniformità di vedute. Le divergenze di opinione vedono contrapposte la scuola americana e quella europea. La seconda per esempio non condivide i suggerimenti dei testi statunitensi sull’utilizzo di alti dosaggi di acido acetilsalicilico. Generalmente i farmaci utilizzati in Europa sono l’indometacina, l’ibuprofene e il diclofenac.
L’utilizzo di steroidi viene riservato a casi ben selezionati (solitamente quelli che non rispondono a terapie prolungate con FANS in dosaggi adeguati).
Se lo specialista lo ritiene opportuno, in caso di abbondante versamento pericardico è possibile il ricorso alla pericardiocentesi, un intervento che ha lo scopo di svuotare la cavità pericardica.
L’utilizzo della colchicina viene spesso programmato sia all’inizio della terapia sia in caso di eventuali recidive (eventualità sfortunatamente non remota).
In caso di pericardite cronica ad andamento costrittivo si può prendere in considerazione il ricorso alla pericardiectomia, un intervento atto a ristabilire la contrazione cardiaca.
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