Scuola

Sabrina Alfonsi: rinnoviamo la partecipazione attiva nella scuola

Intervisto Sabrina Alfonsi, Presidentessa del 1° Municipio di Roma e ricandidata per lo stesso ruolo con il Partito Democratico. Si ricandida perché dice che c’è ancora molto da fare e non ama lasciare le cose a metà.

Dopo 13 anni di scuola mi dicono che sono cambiato, grazie alle varie attività che ho intrapreso. Come ha vissuto gli anni scolastici e cosa ora la scuola rappresenta per lei?

Inizio a far politica a scuola, precisamente al Liceo Mamiani di Roma. Nel mio periodo, successivamente al 68 e precedentemente alla “pantera” ( ndr. movimento studentesco di protesta contro la riforma Ruberti 1989-1990), a far politica non erano i movimenti ma le persone. Ho fatto parte di un gruppo scout, dove la partecipazione civica era vista come il maggior e miglior contributo che si potesse dare alla comunità.  Lo scautismo mi ha cambiato la percezione della vita: l’individualismo per me non esiste, ma la sfera collettiva è quella in cui mi ritrovo di più.

La scuola è la culla del futuro non solo di una nazione ma anche dei singoli territori. Secondo lei che ruolo giocano nei municipi?

Investire sulla scuola significa investire sul futuro. Una società che vuole veramente cambiare e migliorare deve puntare sulla scuola. In Italia investiamo molto poco e le competenze che si acquisiscono nelle scuole italiane sono molto basse sabrina alfonsi presidente primo municipio romarispetto agli altri paesi europei. L’eccellenza del sistema scolastico italiano risiede nel primo ciclo di istruzione mentre i problemi si concentrano nelle nostre medie e superiori, dove il tasso di abbandono risulta alto. Gli istituti superiori sono concentrati nel primo Municipio, anche se una più  uniforme distribuzione delle scuole su tutta la città favorirebbe sicuramente un minor abbandono scolastico e una maggiore diffusione di cultura. La scuola è la palestra della vita ed io ci tengo molto non solo in campagna elettorale ma soprattutto nell’azione di governo. Nel 1° Municipio abbiamo creato la conferenza scuola-municipio includendo anche i Licei, che non sono di competenza municipale. Abbiamo organizzato una giornata per l’orientamento scolastico, che non sono i soliti open-days ma un confronto-racconto tra studenti di diversa età al fine di facilitare la scelta del percorso di studi e abbattere la dispersione scolastica.

Quali sono nel Primo Municipio le criticità delle strutture scolastiche e quali invece i modelli da esportare?

Le criticità sono quelle di tutta Roma. Nel primo municipio molte scuole sono ospitate in edifici storici, in cui far manutenzione è difficile e gli spazi sono meno idonei per le attività. Stiamo comunque parlando di scuole con una bellezza intrinseca che sicuramente aiuta. Il problema più grande sono gli spazi sportivi e laboratoriali perché sono scuole con poche possibilità di espansione. Un altro tema è quello delle scuole aperte. E’ assurdo che in una città deficitaria di spazi per i ragazzi molto istituti scolastici rimangono chiusi il pomeriggio. Noi stiamo lavorando sia sull’edilizia sia sulle opportunità. Ci stiamo impegnando attivamente per un’alternanza scuola-lavoro utile ed efficace.

Il Volontariato a Roma e in Italia rappresenta una forza inestimabile. Nelle scuole il personale, i genitori e gli studenti sempre più spesso scendono in campo per migliorare le strutture, sostituendosi in un certo senso al ruolo del Comune e delle Istituzioni. Qual è il limite da non superare?

La nostra Costituzione parla di sussidiarietà, che deve essere il principio ispiratore. La sussidiarietà non è mai sostituzione. I Retake sono il modello da seguire, non sostituiscono il servizio dei netturbini ma sono un esempio di educazione civica “riparando” l’inciviltà altrui, come ad esempio le scritte sui muri. La sussidiarietà significa aiutare lo Stato e sottolineare il principio che i beni pubblici sono nostri e dobbiamo trattarli come le nostre case. Penso, anche, che dobbiamo capire che la crisi economica investe anche gli enti locali e quindi partendo dagli enti privati e dalla collettività tutti devono contribuire a sviluppare un livello adeguato d’istruzione. Penso anche però che le politiche scolastiche e giovanili debbano essere affrontate in modo diverso. Roma non è una città per giovani e così noi nel nostro Municipio abbiamo creato il primo centro giovani a Roma a Via della Penitenza 35.

Una cosa, che da Presidente di Municipio, migliorerebbe e una cosa che cambierebbe radicalmente nelle scuole.

Inserirei nuovi sistemi di formazione, diverse dalle lezioni frontali. I ragazzi devono scoprire la storia, le scienze, l’arte girando per la nostra Città. Inoltre, metterei in contatto le Università e i Licei per creare progetti di tutoraggio condivisi. Cambierei radicalmente la politica dentro scuola, regolata dai decreti delegati, rivedendo la partecipazione attiva della comunità dentro scuola in sistemi diversi.

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Lorenzo Sciarretta

Parto dai difetti. Non riesco a star seduto e fermo, devo muovermi sempre per imparare facendo. Non mi piace star ad ascoltare, devo sempre dire la mia. Ma fortunatamente sono sopravvissuto per 18 anni. Da tre anni sono Rappresentante d’Istituto del Liceo A. Righi di Roma, dove porto avanti progetti per innovare e far vivere attivamente agli studenti la loro scuola. Da poco sono Consigliere del Consiglio dei Giovani della Città Metropolitana di Roma, e così, tra una cosa e l’altra, finisco sempre per discutere di scuola. Un signore un giorno mi disse “Quando arriverai alla mia età, capirai”. Mi dovrei preparare al peggio? Non ce la faccio, voglio intraprendere al meglio.

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