Una dieta al giorno: ma quale scegliere?
Ogni giorno siamo bombardati dai messaggi che ci propone la tv in materia di nutrizione, alimentazione e dieta. Soprattutto con l’approssimarsi della bella stagione le nuove tendenze e mode in campo di diete aumentano esponenzialmente.La cronodieta, la dieta del gruppo sanguigno, la dieta anti-stress sono davvero tutte sicure? Possiamo davvero sfogliare una rivista o accendere la tv per seguire una fantomatica dieta che ci promette i famosi 7 Kg in 7 giorni continuando a rimanere in buona salute?
La dieta mediterranea
Patrimonio dell’umanità, un modello di alimentazione che per generazioni ha assicurato benessere alle nazioni del mediterraneo, la dieta mediterranea è un vero e proprio modello alimentare che tutti dovrebbero intraprendere per mantenere uno stato di salute ottimale. La dieta mediterranea parte dall’assunto che ciascun nutriente, carboidrati compresi, devono essere introdotti nelle giuste quantità. La regola d’oro è dunque la varietà dell’alimentazione riassunta nella famigerata piramide alimentare. La piramide alimentare è un ottimo vademecum che raggruppa gli alimenti in base alla frequenza di consumo settimanale (vedi immagine). Gli alimenti alla base della piramide sono quelli da prediligere quotidianamente, mentre quelli al vertice sono da consumarsi sporadicamente.
È una dieta che ben si adatta ad ogni stagione dell’età soprattutto se accompagnata da attività fisica: ottima per gli anziani e utilissima per combattere l’obesità infantile; adeguatamente modulata è ideale anche per chi soffre di intolleranze ed è particolarmente consigliata in gravidanza e menopausa.
La cronodieta
Questa dieta si basa sulla evidenza che l’assunzione di un unico pasto a sera non apporta variazione ponderale rispetto all’assunzione del pasto al mattino. In questa tipologia di dieta quindi diventerebbe importante la scansione temporale dei pasti e la combinazione degli alimenti.
La ripartizione dei nutrienti prevede il consumo di carboidrati al mattino e di proteine a sera in modo da sfruttare al meglio i ritmi circadiani degli ormoni anabolici e/o catabolici che influenzano il metabolismo quali l’insulina, gli ormoni cortisonici, gli ormoni tiroidei e l’ormone della crescita.
La dieta Atkins
Deve il suo nome al cardiologo Robert Coleman Atkins che intorno agli anni 70 ideò la più famosa dieta iperproteica. Sfruttando il principio del regime alimentare “low carb”, la prima fase della dieta prevede l’eliminazione totale dei carboidrati e il consumo libero di proteine e grassi. Il consumo di energia dovuto al massiccio apporto proteico, il senso di sazietà che il consumo di proteine e grassi comporta, la produzione di ormoni anabolici velocizza molto il processo di dimagramento. Sul piatto della bilancia però il rapporto svantaggi/vantaggi è decisamente a favore dei primi. Una tale impostazione alimentare così squilibrata può infatti provocare danni cardiovascolari per l’eccessiva assunzione di grassi. Non è da escludere l’insorgenza di osteoporosi e gotta in quanto l’eccessivo consumo di proteine provoca una grossa espulsione di calcio con le urine, minerale indispensabile per il benessere delle ossa e delle articolazioni. Infine, ma non per ultimo l’eccessivo apporto di proteine e grassi può generare chetosi (alterato metabolismo degli acidi grassi) o Acetonemia a causa di un eccessivo accumulo di corpi chetonici (prodotti quasi esclusivamente dal metabolismo epatico dei lipidi) nel sangue che provocano vomito, nausea, ipotensione.
La dieta Dukan
Si basa su un regime alimentare iperproteico suddiviso in quattro fasi di lunghezza variabile in base al calo ponderale che si deve raggiungere: attacco, crociera, consolidamento e stabilizzazione. Nella prima fase, è consentito mangiare liberamente, indipendentemente dalla quantità, carne, pesce, uova e latticini escludendo completamente ogni fonte di carboidrati. Nella fase crociera oltre a tutti gli alimenti proteici permessi in fase uno, si introducono alcune verdure e alcuni dolci light. Durante il consolidamento si punta al mantenimento del peso raggiunto e, agli alimenti permessi in precedenza, sono aggiunti gradualmente i carboidrati. Durante la quarta fase, di stabilizzazione, sono concessi tutti gli alimenti in quantità ben definite. Nella prima fase l’olio è completamente bandito per essere poi reintrodotto, sempre in una quantità irrisoria, nelle altre fasi.
È una dieta fortemente sbilanciata in grassi e proteine e fa aumentare la probabilità di insorgenza di malattie cardiovascolari e comporta il rischio di aumento dei valori di colesterolo nel sangue. Inoltre, l’esclusione di frutta e verdura nella prima parte può determinare carenza di vitamine e fibra che è opportuno comunque integrare attraverso altre vie.
La dieta del gruppo sanguigno
Questa dieta nasce da un’idea di un italo-americano, il dottor D’Adamo e scandisce i ritmi alimentari in relazione al gruppo sanguigno di appartenenza. Partendo dal presupposto che ogni gruppo sanguigno è espressione di una particolare predisposizione genetica, il gruppo di appartenenza sarebbe in grado di fornirci utili informazioni sullo stile alimentare da intraprendere. In base a questa teoria gli individui di gruppo 0 dovrebbero prediligere le proteine, gli individui di gruppo A un’alimentazione vegetariana, il gruppo B una dieta varia ed infine il gruppo AB un’alimentazione a metà strada tra quella del gruppo A e quella del gruppo B.
Questa impostazione alimentare è tuttavia assolutamente priva di fondamento scientifico nonché estremamente dannosa per l’organismo perché limita e/o esclude l’apporto di fondamentali nutrienti.
La dieta dissociata
La dieta dissociata si basa sul principio secondo il quale l’assunzione abbinata di alcuni nutrienti rallenterebbe la digestione. In particolare questa dieta, ideata dal dottor Hay, parte dall’assunto che i carboidrati necessitano di un ambiente basico per essere meglio digeriti e pertanto non è previsto il consumo di carboidrati, proteine o frutti acidi nello stesso pasto
È incoraggiata poi l’assunzione di cereali non raffinati perché più facilmente digeribili.
Le critiche a riguardo sono molteplici Bisogna tenere presente infatti che gli alimenti stessi sono una combinazione di nutrienti: i legumi per esempio contengono sia carboidrati che proteine e il nostro organismo, per fortuna, è in grado di digerire contemporaneamente.
Non è una dieta molto dannosa: apporta il vantaggio di una perdita di peso abbastanza graduale e la suddivisione degli alimenti in base ai criteri di digestione può apportare giovamento in caso di gastrite. Assolutamente sconsigliata per i bambini in quanto potrebbe compromettere il processo di crescita e, per lo stesso motivo non adatta alle donne in gravidanza. Particolare attenzione anche per i pazienti affetti da diabete che necessitano un apporto glucidico costante durante la giornata.
La dieta a zona
Si basa essenzialmente sulla riduzione dell’indice glicemico classificando gli alimenti in favorevoli, da consumare con moderazione e da eliminare. È suddivisa nei cosiddetti blocchi, costituiti ciascuno da uno specifico nutriente (proteine, carboidrati e lipidi) in quantità variabile a seconda della massa magra e del fabbisogno proteico individuale. Il principio cardine di questa tipologia di dieta è il controllo della produzione degli ormoni attraverso i nutrienti assunti, si punta dunque al raggiungimento di uno stadio ormonale ottimale di equilibrio. In tale direzione, i principali attori da tenere in considerazione sono l’insulina e il glucagone due ormoni pancreatici che partecipano al metabolismo del glucosio: l’insulina permette sì l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule ma promuove anche il deposito dei grassi limitandone la mobilitazione, il glucagone invece, considerato in genere come antagonista dell’insulina, provoca un innalzamento della glicemia in caso di digiuno. Anche in questo caso l’aumento del consumo di proteine può comportare accumulo di acido urico e e sviluppo di gotta.
La dieta anti stress: mood food
La dieta mood food si basa sulla capacità che alcuni alimenti hanno di regolare lo stress perché ricchi di sostanze che agiscono sull’umore. Via libera quindi a tutti gli alimenti che contengono vitamina B12 e acido folico come broccoli, carciofi, spinaci, fagioli, lenticchie, salmone e vongole.
Importante in questa direzione è anche il consumo di banane in quanto stimolano il rilascio di dopamina, l’ormone del piacere. Non può mancare il principe degli antidepressivi: il cioccolato fondente ricco di triptofano precursore della serotonina, l’ormone del benessere è in grado di apportare gratificazione ee benessere
A queste se ne possono aggiungere tante altre come la dieta del biscotto, della luna, del riso, la dieta scarsdale e la dieta punti….ma come sempre è indispensabile affidarsi nelle mani di specialisti nel settore che aiutino e stiano accanto costantemente durante il delicato processo di dimagrimento e che in primis tengano ben presente la salvaguardia della salute e del benessere psico-fisico del paziente.
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