Stefano Fassina: scuola al centro del Dialogo sociale con il Comune
Stefano Fassina, candidato sindaco a Roma, e le sue proposte per migliorare le scuole della Capitale sono il focus di quest’ ampia intervista. Ma entriamo subito nel vivo.
Dopo 13 anni di scuola mi dicono che sono cambiato, grazie alle varie attività che ho intrapreso. Come ha vissuto gli anni scolastici e cosa ora la scuola rappresenta per lei?
Nella formazione e nella crescita delle persone gli anni delle superiori rivestono un ruolo di primo piano, e così è stato per me. Oggi la scuola pubblica, come sappiamo, vive una fase difficile. Non da ultimo attraverso la “Buona scuola”, si è tentato in questi anni di ridimensionare la funzione primaria dell’istruzione superiore. Non mi riferisco tanto alla garanzia della qualità delle nozioni che si apprendono in questa o quella materia, quanto piuttosto alla costruzione dello spirito critico che i ragazzi dovrebbero poter sviluppare nell’arco del loro percorso di studio. Guardo infatti alla scuola come allo strumento attraverso cui si prende coscienza delle condizioni, anche politiche e sociali, in cui versa il Paese in cui si vive e non solo.
Oltre al luogo in cui ci si misura per la prima volta con le proprie aspirazioni, inoltre, la scuola dovrebbe rappresentare la prima tappa verso l’emancipazione per i meno fortunati. Si tratta di una funzione che ad oggi non mi pare nelle condizioni di svolgere adeguatamente.
La scuola è la culla del futuro non solo di una nazione ma anche dei singoli territori. Secondo lei che ruolo giocano le scuole a Roma e nelle sue periferie?
A Roma, sull’esempio di tante città e di alcune esperienze virtuose nate nella Capitale, la scuola deve essere al centro della vita sociale dei territori, a partire dalle periferie. Le scuole, se aperte anche nel pomeriggio al territorio, possono essere la chiave attraverso cui costruire luoghi di socialità cittadina, garantendo ospitalità a esperienze innovative a vantaggio della qualità della vita della città. In sintesi, pensiamo che l’Amministrazione comunale dovrà:
- individuare le risorse, le forme e i modi per garantire l’integrazione tra le scuole ed il territorio, sostenendo la sussidiarietà e rendendo la scuola un luogo che accoglie e valorizza il contributo e la capacità di auto-organizzazione di studenti, genitori, associazioni e società civile in condivisione con i docenti;
- operare per rendere la scuola sempre più inclusiva attraverso il superamento di ogni forma di disagio. Pari opportunità e diritto allo studio devono promuovere l’integrazione e le forme di convivenza civile, valorizzando le diversità e il dialogo interculturale e contrastando ogni forma di bullismo, cyberbullismo, xenofobia e razzismo;
- impegnarsi contro ogni forma di abuso e violenza all’adolescenza attraverso una cultura di forte attenzione al fenomeno ed all’avvio di procedura condivise di segnalazione;
- contrastare con efficacia ogni forma di dipendenza, tra le quali sta emergendo il gioco d’azzardo;
- sostenere una integrazione di qualità dei ragazzi disabili che non deve interrompersi al compimento dei 18 anni, favorendo la formazione di personale specializzato.
Aggiungo che nella nostra Amministrazione la scuola sarà al centro del “Dialogo sociale” con il Comune di cui parliamo nel nostro programma. Spazi di confronto permanente e di proposta tra la Giunta e studenti, presidi, docenti e operatori. È infatti necessario garantire, al pari che ad altri, un canale di ascolto al mondo della scuola che non si esaurisca nelle scadenze elettorali.
Quali sono a Roma le criticità delle strutture scolastiche e quali invece i modelli da esportare?
Più che dei modelli da esportare, mi preoccuperei delle condizioni in cui versano centinaia di edifici scolastici. È una condizione insostenibile che di concerto con l’Area Metropolitana, che ha la responsabilità istituzionale diretta sul tema, il Comune deve affrontare di petto. Per garantire una scuola sicura l’Amministrazione, con le sue strutture tecniche competenti, dovrà:
- predisporre un’attenta rete di monitoraggio sullo stato degli edifici scolastici;
- redigere piani di riqualificazione e adeguamento delle strutture scolastiche;
- rendere operativi progetti di efficientamento energetico a basso impatto ambientale;
- mettere in sicurezza anche le aree esterne, attraverso la realizzazione di percorsi protetti pedonali e ciclabili, una adeguata illuminazione negli attraversamenti pedonali, il posizionamento di dissuasori e limiti a 30kmh.
Il tutto da mettere in cantiere non appena iniziata la nuova consiliatura.
Il volontariato a Roma e in Italia rappresenta una forza Inestimabile. Nelle scuole il personale, genitori e gli studenti sempre più spesso scendono in campo per migliorare le strutture, sostituendosi in un certo senso al ruolo del Comune e delle Istituzioni. Qual è il limite da non superare?
In questi anni la buona volontà di chi vive le scuole ogni giorno ha supplito alle lacune delle istituzioni. Il Governo aveva annunciato poco dopo aver ricevuto la prima fiducia da parte del Parlamento piani straordinari per l’edilizia scolastica e la riqualificazione degli edifici. Finora abbiamo visto ben poco, e si è scaricata invece la responsabilità sugli enti locali.
Il Comune non può e non deve lasciare solo chi si è caricato sulle spalle la necessaria manutenzione delle strutture. Cosa, in ogni caso, non sufficiente. Come è noto, gran parte degli interventi richiesti è di portata strutturale, dunque fuori portata anche per le migliori esperienze di automanutenzione. Si tratta di interventi a cui il Comune deve guardare non come a una delle tante pratiche da archiviare, ma come a una battaglia di civiltà da condurre fino in fondo.
Una cosa che, da Sindaco, migliorerebbe e una cosa che cambierebbe radicalmente nelle scuole.
Premesso che le competenze del Comune sono molto limitate, migliorerei la qualità dei servizi che Roma offre agli studenti, a partire dai costi e dalla qualità dei trasporti. Cambierei radicalmente, come accennato, il rapporto tra Comune e comunità scolastiche: le esigenze delle scuole, per quanto attiene alle competenze dell’Assemblea Capitolina e del Sindaco, devono arrivare sul tavolo suo e dei Consiglieri comunali con la garanzia di essere prese immediatamente in esame. Le decisioni prese dovranno essere oggetto di momenti di confronto aperto e, quando necessario, di critica propositiva.
Mi sono poi già soffermato sulla necessità di guardare alla scuola come a uno spazio di aggregazione al servizio del territorio, necessità anch’essa nel novero delle innovazioni radicali da operare nella concezione stessa che abbiamo della scuola pubblica.
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