Dente del giudizio incluso: perché estrarlo ?
Denti del giudizio e canini sono i più soggetti ad una problematica specifica, cioè la difficoltà a farsi strada nella nostra dentatura (denti inclusi) ed a posizionarsi correttamente nell’ambito della stessa.
Non spaventatevi, si tratta di un problema piuttosto comune che in gergo medico si chiama disodontiasi e consiste nel mal posizionamento nell’osso di un dente non ancora uscito nella corretta posizione (erotto), rispetto alla posizione ottimale.
Disodontiasi: quali denti riguarda?
La disodontiasi più frequente è quella dei denti del giudizio e dei canini. Normalmente un elemento in disodontiasi non riesce ad erompere in arcata e rimane bloccato nell’osso alveolare o sotto qualche dente già erotto.
Come detto, il caso dei denti del giudizio inclusi è un classico. Ormai la natura si è adattata alle nostre nuove condizioni di vita che non richiedono più una dentatura in grado di addentare e masticare cibi duri, magari crudi, ma solo di far fronte ad “impegni” molto minori. Così l’arcata dentale dell’uomo moderno non è più conformata in modo tale da ospitare l’intera serie dei denti che serviva ai nostri nonni o bisnonni.
A farne le spese sono stati per primi i denti del giudizio che faticano ormai ad uscire allo scoperto.
Denti inclusi: dov’è il problema?
Qualora non si intervenga e non si estragga un dente in disodontiasi le problematiche non mancheranno: le più frequenti sono la distruzione dell’osso a causa di cisti del dente immaturo (follicolari), lo spostamento dei denti adiacenti, la carie e/o l’erosione della radice del dente adiacente.
Disodontiasi: che fare?
Un dente in disodontiasi normalmente viene estratto chirurgicamente. Oggi, grazie alla microchirurgia ed alle tecniche rigenerative, l’intervento è diventato però molto meno invasivo che in precedenza. Infatti, è sufficiente eseguire un piccolo lembo di accesso e frazionare in più parti l’elemento da estrarre così da non dover praticare grandi aperture.
L’intervento chirurgico
L’intervento viene sempre programmato dopo aver valutato la radiografia panoramica e la TC Cone Beam, per avere i parametri anatomici delle strutture sensibili perfettamente valutabili.
L’intervento si effettua in anestesia locale e spesso, per essere meno invasivi, si esegue il sezionamento dell’elemento dentale.
Infine, la rigenerazione del sito chirugico trattato si stimola inserendo nella cavità residua un blocco di fibrina derivata dal sangue del paziente e realizzata attraverso la centrifugazione del sangue del paziente medesimo.