Pressione alta: è vera epidemia
Un miliardo e cento milioni di persone al mondo soffrono di pressione alta (1.13 miliardi per la precisione) raddoppiando negli ultimi 40 anni (1975 – 2015) in modo tutto sommato simile all’aumento della popolazione passata da poco più di 4 miliardi di individui nel 1975 a circa 7.5 miliardi del 2015. Dunque, non è stato possibile mettere un freno alla crescita di quella che è considerata la prima causa nel mondo di malattie cardiovascolari con conseguenze che vanno dall’infarto all’ictus.
Ipertensione: studio mondiale dell’Imperial College London
I dati emergono dallo studio condotto dall’Imperial College di Londra e pubblicato su Lancet: un’analisi gigantesca che vaglia i risultati di 1.479 indagini su popolazioni di età superiore a 18 anni condotte dal 1975 al 2015 su quasi 20 milioni di individui e che per l’Italia vede il coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità a partire dai primi anni ’80 ad oggi.
Pressione alta: la definizione
La pressione arteriosa è stata valutata attraverso due parametri:
- la pressione sistolica, ovvero la forza con cui il cuore pompa sangue all’interno dei vasi sanguigni;
- la pressione diastolica, che misura la resistenza del flusso di sangue dentro questi vasi.
Entrambi i parametri sono misurati in millimetri di mercurio (mmHg). La pressione alta, 140/90 mmHg o più, sottopone a sforzo e tensione i vasi sanguigni, ma anche cuore, cervello e reni.
A rischio le nazioni a basso reddito
Anche se a prima vista può sembrare strano, gli ipertesi aumentano nei paesi a medio e basso reddito (Africa e sud dell’Asia in primis) e diminuiscono nei paesi a più alto reddito. Il problema, spiegano i ricercatori, sta in quello che potremmo definire il Food Social Gap, cioè il divario nella qualità dell’alimentazione che si viene a creare tra ricchi e poveri. Oltre la metà degli ipertesi vive in Asia: 226 milioni in Cina, 200 in India e 235 nell’est asiatico. Nel mondo, gli uomini ad sono ipertesi più delle donne: 597 milioni contro 529. Viceversa, Corea del Sud, Stati Uniti, Canada, Perù e Singapore sono i paesi con la percentuale di ipertesi rispetto alla popolazione totale più bassa.
Rispetto alla crescita dell’ipertensione nei paesi a basso reddito, come abbiamo detto, esiste un problema di qualità della dieta adottata.
“Ciò che sorprende – ha dichiarato Majid Ezzati, coordinatore dello studio presso la School of Public Health dell’Imperial College di Londra – è che la pressione alta sembra essere meno associata a condizioni di benessere, come invece avveniva un tempo, mentre è più diffusa in condizioni di povertà. Nei paesi ricchi, i valori medi più bassi di pressione arteriosa sarebbero dovuti al maggior consumo di frutta e verdura ed al ricorso precoce alle terapie. Al contrario, nei paesi poveri, una alimentazione scorretta, poco salutare, ricca di calorie, grassi saturi di origine animale, di colesterolo e di sale e povera di frutta e verdura, fin dall’infanzia, incrementerebbe nel corso della vita il rischio di aumento della pressione arteriosa“.
Ipertensione in Europa e in Italia
Il Regno Unito (18% degli uomini e 12% delle donne) è il Paese europeo con la percentuale più bassa di popolazione affetta da pressione alta. Viceversa, il record negativo spetta alla Croazia con il 38% di uomini ipertesi.
In italia, il confronto tra le due indagini dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare – Health Examination Survey (1998-02 e 2008-12) ha mostrato che, nel decennio in questione, nella popolazione di età compresa tra i 35 e i 74 anni il valore medio della pressione arteriosa sistolica è sceso in entrambi i generi, passando da 135 a 132 mmHg negli uomini e da 132 a 127 mmHg nelle donne, mentre quello della diastolica è sceso solo nelle donne (da 82 a 79 mmHg).
Lo stato del controllo dell’ipertensione è migliorato in entrambi i generi anche se la situazione rimane migliore nelle donne tra le quali i soggetti adeguatamente trattati sono passati dall’11,5% al 26% del totale delle ipertese mentre negli uomini la variazione registrata per la stessa categoria è stata dal 7,3% al 15,5%.
“Troppo sale nell’alimentazione, consumo troppo scarso di verdura e frutta, abitudine al fumo, unitamente alla sedentarietà e all’innalzamento dell’età media della popolazione, sono alla base dell’aumento della pressione arteriosa – afferma Simona Giampaoli, coordinatrice dello studio per l’ISS – è necessario adottare politiche sanitarie che migliorino lo stile di vita della popolazione generale“.
Pingback: L'ipertensione colpisce il 5% dei bambini - SalutePiùSalutePiù – Benessere Cultura Costume