Censis: per gli italiani cibi tipici e genuini
Ricerca Censis per TuttoFood: 14.5 milioni di italiani sono pragmatici e mangiano di tutto un po’. 7.3 milioni amano i prodotti tipici e gli alimenti genuini. 6.4 milioni sono salutisti. Ma ancora 36 milioni di italiani sprecano il cibo, mentre in dieci anni sono aumentate del 57% le famiglie in condizione di povertà alimentare
Come mangiano gli italiani?
Oltre ai numeri di cui sopra, 3.8 milioni dei nostri connazionali sono conviviali, perché considerano il cibo come un moltiplicatore di relazionalità. 3.3 milioni sono oculati, molto concentrati sui prezzi degli alimenti. 3,1 milioni sono sperimentatori, dediti alle nuove pietanze e alle nuove diete. 2,4 milioni sono abitudinari, mangiano quasi sempre le stesse cose.
Poi, ci sono i gruppi che si distinguono, nel bene o nel male, per qualcosa di particolare: 2,4 milioni sono veri e propri gourmet, cioè grandi intenditori di vino e gastronomia. 1,9 milioni invece sono devoti ai cibi nocivi per la salute (chips, bevande gassate, ecc.). 1,6 milioni sono funzionalisti, mangiano prodotti di rapido utilizzo, dai surgelati allo scatolame. 1,4 milioni sono vegetariani e vegani. 1,2 milioni sono ingordi, perché mangiano troppo di tutto. E 1,1 milioni sono amanti dei prodotti già cucinati consegnati a domicilio.
Insomma, nello stile alimentare degli italiani vince il pragmatismo. E negli acquisti si combinano cibi anche molto diversi tra loro, oltre ogni ideologia alimentare. È questo l’identikit che emerge da una ricerca del Censis “Crescita e qualità della vita: le opportunità della Food policy” presentata a TuttoFood 2017, la fiera internazionale dedicata al food & beverage organizzata da Fiera Milano.
Sprechi e spreconi
Malgrado i tanti tagli alla spesa negli anni della crisi, lo spreco alimentare è ancora significativo. Sono 36 milioni gli italiani che buttano il cibo
avanzato in tavola o rimasto inutilizzato oltre la data della scadenza (4,9 milioni lo fanno regolarmente). Lo spreco alimentare è trasversale alla società, ma sprecano di più i millennial (80,2%), le persone laureate (78,3%) e i benestanti (72,7%).
I neo-affamati d’Italia
Oltre 2 milioni di famiglie italiane sono in condizione di povertà alimentare, cioè possono spendere per generi alimentari risorse inferiori rispetto a una soglia standard accettabile. La povertà alimentare è più diffusa al Nord-Est (il 9,2% delle famiglie) e al Sud (9%), tra i nuclei con capofamiglia straniero (il 14,1% contro il 7,5% di quelli con capofamiglia italiano).
Colpisce di più le famiglie dei millennial (il 14%) rispetto a quelle dei baby boomer (8,3%) e degli anziani (6%). Sommersa, troppo spesso nascosta per vergogna, la povertà alimentare è un fenomeno sociale diffuso e crescente nel tempo anche nel cuore delle aree più benestanti del Paese. L’aumento in dieci anni delle famiglie a cui capita di non avere soldi sufficienti per mangiare in alcuni periodi dell’anno è stato pari a +57% (ovvero 800.000 nuclei familiari in più, pari oggi a 2,2 milioni). E le famiglie che non possono permettersi un pasto a base di carne o pesce almeno una volta ogni due giorni sono aumentate dell’87% (1,4 milioni di nuclei familiari in più, pari oggi a 3 milioni).