Batticuore: non solo mal d’amore
Le palpitazioni sono tra i sintomi che più frequentemente conducono persone di tutte le età e di entrambi i sessi dal cardiologo. In termini medici questa sensazione soggettiva e talvolta molto fastidiosa viene definita cardiopalmo.
Palpitazioni: cosa sono ?
Le palpitazioni sono l’autopercezione sgradevole dei battiti cardiaci che una persona può avvertire in modo intenso, talvolta violento, più o meno regolari o evidentemente irregolari. Vengono comunemente definiti come sensazione di “cuore in gola”, “sfarfallio d’ali nel petto” o “mancanza di un battito”. Alcuni pazienti si limitano a riferire di sentire il cuore che, in alcuni momenti della giornata, “batte forte”. Normalmente, infatti, l’alternanza continua dei battiti cardiaci non viene percepita ed è per questo che il cardiopalmo è motivo di forte apprensione per il paziente al punto che può associarsi a numerosi sintomi tra cui l’oppressione toracica e l’ambascia respiratoria.
Generalmente queste sensazioni sono causate da turbe del ritmo cardiaco (aritmie), cioè da variazioni repentine delle frequenza cardiaca dovute alla comparsa di battiti “extra” che non sempre, anzi fortunatamente in una minoranza di casi, rivestono un significato patologico.
Le Aritmie cardiache
Tra le aritmie che più spesso causano palpitazioni rientrano le extrasistoli, le tachicardie sinusali, le tachicardie parossistiche sopraventricolari, la fibrillazione, il flutter atriale e le tachiaritmie ventricolari. Delle aritmie citate non sono tutte pericolose e solo poche possono mettere in pericolo di vita il paziente.
Nelle persone con un cuore normale le palpitazioni sono spesso dovute ad extrasistoli (battiti in più rispetto al regolare ritmo cardiaco) o ad un aumento assolutamente fisiologico della frequenza cardiaca riconducibili a molteplici cause: ansia, abuso di sostanze eccitanti come thè, caffè e sigarette, forti emozioni o semplicemente problemi digestivi. Questo tipo di palpitazioni si possono accusare più facilmente poco prima di addormentarsi e con i cambiamenti di posizione. Altre volte è possibile sentire le palpitazioni per malattie che coinvolgono altri organi e che si riflettono su un cuore assolutamente sano, per esempio la tachicardia in caso di anemia o quando la ghiandola tiroidea è mal funzionante o durante una banale influenza con febbre alta. Vi sono anche tutta una serie di aritmie benigne come le tachicardie parossistiche sopraventricolari, legate alla presenza di vie anomale all’interno del tessuto di conduzione cardiaco, che possono essere responsabili del cardiopalmo.
Nei pazienti con cardiopatia, al contrario, le palpitazioni sono in genere la spia di aritmie potenzialmente più gravi come la fibrillazione o il flutter atriale e le tachiaritmie ventricolari (potenzialmente letali) che necessitano di un inquadramento diagnostico il più accurato possibile e di terapie appropriate.
Dalle informazioni che fornisce il paziente si possono ricavare numerose indicazioni sul tipo di aritmia in questione. E’ importante stabilire se il cardiopalmo compare a riposo o durante lo sforzo, se si tratta di cardiopalmo tachicardico o tachiaritmico, se l’inizio e la fine dell’episodio siano graduali o bruschi. E’, inoltre, importante stabilire la durata e la frequenza degli episodi e l’orario della giornata in cui compaiono, la relazione con i pasti e la digestione o con l’addormentamento. Vanno valutati i sintomi eventualmente associati quali ad esempio debolezza, la sensazione di “venir meno”, la sincope, la difficoltà a respirare.
Palpitazioni: la diagnosi
Per questi motivi, la prima cosa da fare in un paziente che riferisca il sintomo “palpitazioni” è un’accurata raccolta di notizie seguita da un esame obiettivo completo e un elettrocardiogramma. Per stabilire la reale natura delle aritmie responsabili spesso si rendono utili esami di secondo livello come l’ecocardiogramma color-Doppler che permette di discriminare cuori morfologicamente normali da cuori sofferenti e l’Holter ECG delle 24 ore che chiarisce la reale entità e la tipologia delle aritmie, la loro frequenza e la correlazione temporale con sintomi ed attività del paziente nel corso dell’intera giornata.
Aritmie: la Terapia
La terapia delle palpitazioni può essere diversa a seconda del tipo di aritmia responsabile del sintomo. La stragrande maggioranza dei pazienti che soffrono di extrasistolia, per esempio, possono semplicemente migliorare la loro qualità della vita riducendo il consumo di caffeina, nicotina ed alcol oppure cercando di risolvere i loro problemi digestivi. La modulazione e la terapia degli stati d’ansia e l’astensione dagli stress emotivi riveste un altro importante ruolo nel miglioramento dei sintomi.
Numerosi sono i farmaci di cui si dispone oggi per controllare gran parte delle aritmie cardiache: generalmente ben tollerati, richiedono una diagnosi certa prima di essere introdotti in terapia e necessitano di un monitoraggio nel tempo per verificarne l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali. Infine, sono disponibili metodiche di cardiologia interventistica come l’ablazione di vie accessorie del tessuto di conduzione nelle tachicardie parossistiche sopraventricolari o l’ablazione della fibrillazione atriale che spesso risolvono definitivamente l’aritmia responsabile del cardiopalmo.
Il Cuore: Piccolo Dizionario
Ablazione
Approccio terapeutico ad alcune aritmie cardiache che consiste nell’eliminare con varie tecniche (radiofrequenza, freddo ….) le porzioni di tessuto cardiaco responsabili delle tachicardie.
Tachicardia parossistica sopraventricolare
Tachicardia esordisce improvvisamente, di solito scatenata da un battito prematuro. La frequenza cardiaca nel corso degli attacchi varia generalmente dai 160 ai 200 battiti per minuto, e le palpitazioni sono avvertite da tutti i pazienti, anche se variamente tollerate. La durata degli attacchi è variabile fino ad arrivare a diverse ore di manifestazione.
Fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca, un tipo di tachicardia caratterizzato da un numero di battiti, teorico, compreso tra i 300 e 600 al minuto. In condizioni normali, a riposo, il ritmo cardiaco, definito “sinusale” è solitamente di 60-80 pulsazioni al minuto. In caso di FA, la frequenza degli impulsi atriali (sede di origine del segnapassi cardiaco) può variare tra 300 e 600 battiti al minuto (bpm).
I tanti impulsi provenienti dagli atrii tentano di seguire il “circuito” elettrico che li porta ai ventricoli (responsabili dell’espulsione del sangue che passerà in circolo). Fortunatamente, il numero di segnali che raggiungono effettivamente le camere ventricolari è limitato, così che il cuore si contrae solitamente ad una frequenza compresa mediamente fra i 100 e 200 bpm.
Flutter atriale
Come la fibrillazione atriale, ma con un numero di impulsi atriali compreso tra 250 e 350.
Tachiaritmia ventricolare
Disturbo del ritmo cardiaco che ha origine nelle camere ventricolari. La tachicardia ventricolare è caratterizzata da un ritmo cardiaco rapido, durante il quale i pazienti possono svenire, percepire vertigini, o addirittura collassare. Durante la tachicardia, il cuore non pompa sangue in modo efficiente come fa durante il ritmo normale e le contrazioni rapide non permettono che si riempia adeguatamente di sangue tra i battiti. La tachicardia ventricolare può essere pericolosa e potenzialmente fatale se non viene trattata adeguatamente.
Vie anomale del tessuto di conduzione cardiaco
Il cuore, al suo interno, è dotato di alcune strutture dette vie di conduzione che servono alla propagazione degli impulsi dal punto in cui normalmente si generano spontaneamente (nodo senoatriale) all’interno dell’atrio destro fino ai due ventricoli. Generalmente queste vie sono tre e seguono dei percorsi definiti. Può succedere, in alcune persone, che siano presenti all’interno del tessuto di conduzione alcune vie “accessorie”, in più, che seguono percorsi diversi. Queste vie possono rendersi responsabili della formazione di circuiti di rientrano che generano più battiti cardiaci in continuazione (tachicardie).
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