La Pallavolo, il Muro e le “Insaccate”
Le lesioni delle dita della mano rappresentano una delle patologie acute più comuni in tutti gli sport in cui sia frequente l’impatto della mano contro il pallone nel tentativo di deviarlo, afferrarlo o fermarlo. Sono, pertanto, caratteristiche della pallavolo, della pallacanestro, della pallanuoto, della pallamano e anche del calcio (portiere) e, seppur con minor frequenza, delle arti marziali.
Pallavolo, mani e legamenti
Si tratta per lo più di traumi distorsivi che vanno ad interessare i legamenti di sostegno laterale delle articolazioni tra le falangi (i “legamenti collaterali”), situati sul versante interno ed esterno della capsula articolare. Le dita più colpite sono, generalmente, il mignolo e l’anulare, sede di distorsioni di I° o II° grado (le classiche “insaccate” delle dita). Più raramente, quando l’energia traumatica è maggiore, si possono verificare distorsioni di III° grado con una lesione legamentosa più completa oppure si possono verificare lussazioni o sublussazioni delle articolazioni interfalangee. Queste richiedono una manovra di riduzione che molto spesso è lo stesso atleta a compiere trazionando il dito quando si accorge della deformità. Si può poi arrivare a vere e proprie fratture, più frequenti nella porzione prossimale del pollice, del terzo e del quarto dito, che, se scomposte, possono richiedere anche un trattamento chirurgico. Per questo motivo, in tutti questi traumi, è sempre opportuno un controllo medico e radiografico e/o ecografico.
La tecnica del Muro
Sicuramente, nel corso degli anni l’incidenza di tale traumatologia è mano a mano aumentata. Ciò e’ dovuto alla maggior velocità del pallone, in ragione della maggiore fisicità degli atleti di oggi, al crescente numero di ore trascorse in allenamento e in gioco e, nella pallavolo, per la evoluzione della tecnica del “muro” e degli intensi e specifici lunghi allenamenti praticati proprio per migliorare tale fase del gioco.
Ciò da solo significa che la prima prevenzione di tali traumi deve risiedere nell’effettuare la tecnica del muro nella maniera corretta: e’ quindi compito degli allenatori preparare tecnicamente gli atleti. Per effettuare correttamente il muro sarà, quindi, opportuno mantenere in massima tensione il polso e le dita della mano in modo da proteggere il più possibile le articolazioni più a rischio, le articolazioni interfalangee.
Insaccata del dito: che fare ?
Che fare nel caso delle distorsioni più frequenti, le cosiddette “insaccate” delle dita? In genere, il dolore dopo qualche minuto si attenua e l’atleta può anche continuare la partita dopo aver applicato sulle dita lese un taping (bendaggio funzionale o cerottaggio) che ha la funzione di rendere solidali il dito lesionato con il dito vicino, creando al tempo stesso dei tiranti che riducono le sollecitazioni sui legamenti e limitando anche la mobilità del dito danneggiato nel piano laterale, lasciando il più possibile il movimento sul piano frontale, cioè la flesso-estensione del dito. Ciò significa, e da qui ne deriva anche l’estensione dell’uso, che il taping svolge una seconda funzione: la prevenzione delle recidive delle lesioni distorsive.
Alla fine della partita sarà poi opportuno applicare un piccolo tutore che andrà mantenuto per alcuni giorni, senza la necessità di dover sospendere allenamenti e competizioni.
Nel caso di traumi che coinvolgono più dita, ciò che in genere si fa è unire un dito all’altro vicino (definita “sindattilia”) mediante dei cerottaggi circolari di ancoraggio. In genere, il dito di supporto e’ quello adiacente di maggiori dimensioni (nell’esempio del V dito lo si unisce al IV dito). Nel caso, invece, dei traumatismi più gravi sarà necessario mantenere un’immobilizzazione adeguata per almeno tre settimane.
Terminata la fase della immobilizzazione, sarà importante impostare un trattamento riabilitativo individualizzato mirante alla ripresa del movimento delle articolazioni danneggiate, allo scongiurare la comparsa di limitazioni o rigidità articolari e a recuperare la piena efficienza e forza delle dita danneggiate. Si tratterà sempre di programmi intensi, ma graduali perché l’eccedere negli esercizi di allungamento o di rinforzo può sempre nuovamente danneggiare le articolazioni, la capsula articolare od i legamenti.