ISTAT: come va la salute degli italiani ?
Si amplia la forbice Nord – Sud. Sia in termini di percezione del proprio stato di salute che di soddisfazione per le cure ricevute. Gli italiani, però, non si curano in assoluto meno oggi che nel 2005: sono aumentate visite specialistiche ed accertamenti diagnostici. Crollano, nel contempo, le visite odontoiatriche. Il punto è che vorrebbero curarsi ancora di più, ma la contingenza economica glielo impedisce. Se il 60% degli intervistati da un giudizio dal 6 in su al nostro SSN, il 38% ha però la sensazione che stia peggiorando. Al Sud, il giudizio sul SSN è cosi diverso dal Nord da suscitare molta preoccupazione.
Condizioni di salute della popolazione, utilizzo delle principali prestazioni sanitarie, livello di soddisfazione espresso dai cittadini per l’assistenza sanitaria sono, infatti, gli elementi valutati dall’Istat nella sua indagine sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” condotta da settembre 2012 a giugno 2013 su un campione di circa 60 mila famiglie.
I dati rilevati vengono inoltre comparati con della precedente indagine del 2005. Un confronto che esplicita differenze di notevole interesse. Nel valutarle, però, è necessario tenere a mente quanto evidenzia l’Istat stesso. Ovvero che le dinamiche tra 2005 e 2012, essendo riferite ad un arco temporale più ampio rispetto alla crisi economica degli ultimi anni, non sempre si possono leggere come reazione a quest’ultima.
Come stanno gli italiani secondo l’Istat ?
Nel 2012, circa 9 milioni di persone hanno dichiarato di soffrire di almeno una malattia cronica grave (14,8% dell’intera popolazione). Circa 8 milioni e mezzo hanno riferito problemi di multicronicità, cioè presenza di tre o più malattie croniche (pari al 13,9%). Tra i molto anziani (over 75), quasi una persona su due dichiara di essere affetta da una patologia cronica grave o da tre o più malattie croniche. Tra il 2005 e il 2012 aumentano di circa un punto e mezzo entrambi gli indicatori di cronicità, in gran parte a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Al Sud meno salute che al Nord
Al Sud, la percentuale di popolazione che si dichiara in cattive condizioni di salute, passa dall’8,5% del 2005 al 9,8% del 2012 contro il 5.8% ed il 5.7% del Nord Ovest. Gli anziani del Mezzogiorno sono il gruppo di popolazione più vulnerabile, in particolare se hanno risorse economiche scarse o insufficienti. Al Sud, la popolazione anziana in situazione economica svantaggiata dichiara un cattivo stato di salute nel 35,9% dei casi (31,6% nel 2005), contro il 19,7% dei più abbienti.
Gli italiani si curano di più !
Infatti, aumenta il ricorso a visite mediche, sia generiche che specialistiche. Rispetto al 2005, il numero di visite è aumentato, passando da 51,2 a 60,3 visite ogni 100 persone. Secondo la stima Istat, nel 2012 sono state effettuate oltre 36,5 milioni di visite mediche, di cui oltre 19 milioni “generiche” e oltre 17 milioni specialistiche. La crescita ha riguardato soprattutto gli over 75 (+25%) ed è più accentuata nel Nord-Ovest (+19%). L’incremento complessivo delle visite è assorbito per il 52,5% dalle visite generiche e per il 47,5% da quelle specialistiche.
Tra le visite specialistiche sono le visite odontoiatriche quelle più numerose: rappresentano il 16,4% sul totale delle visite specialistiche (26,3% nel 2005); seguono le visite ortopediche (12,5%), oculistiche (11,6%), cardiologiche (9,9%). Tra le “Altre visite specialistiche”, pari al 16,8% (11,7% nel 2005), figurano al primo posto le visite oncologiche, seguite dalle visite endocrinologiche, diabetologiche ed allergologiche. L’incremento maggiore rispetto al 2005, si registra per le visite geriatriche (+63,6%), le psichiatriche-psicologiche (+54,4%) e le neurologiche (+48,1%), mentre diminuiscono le odontoiatriche (-23,1%) e le dietologiche (-9%).
Diminuisce dunque il ricorso alle visite odontoiatriche. Sono 2,8 milioni quelle effettuate nel 2012, pari a 4,7 ogni 100 persone, mentre erano 6,4 ogni 100 persone nel 2005.
Che succede con la prevenzione ?
Le visite per controllo della salute in assenza di malattia sono più diffuse tra bambini e anziani e aumentano in tali gruppi. Fino ai 14 anni, il tasso passa da 17,5 a 21,5 per 100 bambini, eguagliando la quota del ricorso a visite per malattia. Il numero delle visite di prevenzione aumenta per le donne (da 14,9 a 16,9), resta stabile per gli uomini (da 11,7 a 11,9). Per gli anziani aumentano le disuguaglianze rispetto alla condizione economica: gli over 75 con risorse economiche scarse o insufficienti riducono la prevenzione (-7%), mentre quelli in condizioni più agiate, la aumentano (+17%).
Resta stabile il ricorso agli accertamenti diagnostici
Gli accertamenti effettuati si stimano in circa a 26,4 per 100 persone (esclusi controlli durante ricoveri o day hospital). Sono oltre 11 milioni gli accertamenti di laboratorio (18,4 per 100 persone) e 4,9 milioni gli accertamenti specialistici (8,1 per 100 persone). Il numero di accertamenti rapportato alla popolazione si mantiene stabile (27,2 per 100 persone nel 2005 e 26,6 nel 2012), così come coloro che hanno effettuato almeno un accertamento (da 11,7 a 12,1). Il numero di accertamenti aumenta solo tra gli over 75 (+10%).
Nel 2012 i ricoveri ospedalieri con pernottamento sono stati quasi 2 milioni (3,2 ogni 100 persone), inclusi quelli per parto o nascita. Nel 2005 erano 3,7 ogni 100 persone.
Modalità di spesa per le prestazioni sanitarie
Pur in calo, è alta la quota di visite specialistiche a pagamento intero. Con riferimento all’ultima visita specialistica effettuata nei dodici mesi precedenti la rilevazione (con l’esclusione delle visite odontoiatriche) il 35,7% delle persone non ha pagato, il 22,5% ha pagato il ticket ed il restante 41,8% ha pagato interamente (incluso un eventuale rimborso). Il confronto con il 2005 sembrerebbe indicare uno spostamento delle visite verso il Servizio sanitario pubblico: difatti sono aumentati coloro che hanno pagato il ticket (+27%) e diminuiti (-11%) coloro che hanno pagato interamente. Questa tendenza risulta confermata in particolare al Centro e al Sud
Più di una persona su dieci rinuncia a prestazioni odontoiatriche per motivi economici
Il 14,3% delle persone over 14 anni ha rinunciato negli ultimi 12 mesi a visite e trattamenti odontoiatrici. Principalmente a motivi economici (85,3%). Nel caso di rinuncia a visite specialistiche (escluse quelle odontoiatriche) la quota si riduce al 7,7%. Contenuta è la percentuale di chi rinuncia ad un accertamento diagnostico specialistico (4,7%) o a prestazioni di riabilitazione (2,5%). Esigua la rinuncia a interventi chirurgici (0,8%). Pari al 4,1% la quota di chi rinuncia all’acquisto di farmaci pur avendone bisogno,
Soddisfazione per il Servizio Sanitario Pubblico
Il problema appare essere la “polarizzazione” dei giudizi. Infatti, aumentano sia i “molto soddisfatti” che gli “insoddisfatti” mentre i soddisfatti aumentano al Nord mentre diminuiscono al Sud. Complessivamente il giudizio sul Servizio Sanitario Nazionale è allineato al 2005. Nel 2012 il 60% (60.2% del 2005) della popolazione maggiorenne ha attribuito un punteggio da 6 in su. Il punteggio medio complessivo è pari a 5,8 e il valore mediano è pari a 6, entrambi sostanzialmente invariati rispetto al 2005. Aumenta però da un lato la quota dei molto soddisfatti (punteggi da 8 a 10: dal 17,3% al 19,0%) e della stessa entità aumenta la quota degli insoddisfatti (da 1 a 4: dal 17,3% al 19,2%).
Anche a livello territoriale si accentuano le differenze e peggiora il Mezzogiorno. Nel 2005 la mediana era stabile a 6 in tutte le aree geografiche, invece nel 2012 aumenta al Nord-Est (7 è il valore mediano) e diminuisce a 5 nel Mezzogiorno. Anche il valor medio del giudizio fa registrare aumenti al Nord (da 6,3 a 6,5) e flessioni al Sud (da 5,4 a 5,0). Il Centro non si muove granché: il giudizio medio del 2005 di 5.8 scende a 5.6.
I giudizi molto positivi (punteggi da 8 a 10) aumentano soprattutto al Nord, raggiungendo nel Nord-Est il 30,2% e nel Nord-Ovest il 27,5%. Viceversa al Sud la quota dei molto insoddisfatti raggiunge il 31,5% nel 2012 (24,7% nel 2005). Solo uno su dieci esprime un giudizio di eccellenza (da 8 a 10). Una situazione analoga emerge osservando il giudizio circa i cambiamenti negli ultimi 12 mesi del Servizio sanitario pubblico: si riscontra una tendenza a ritenere che esso stia peggiorando (dal 28,1% nel 2005 al 38,0%).
Il livello di soddisfazione migliora sensibilmente se la valutazione riguarda prestazioni sanitarie a cui si è ricorso direttamente. In questo caso, la rilevazione dell’Istat consente anche un confronto pubblico-privato. Per le visite specialistiche il punteggio medio è 7.9 per i pubblico ed 8.5 per il privato. Per gli accertamenti diagnostici il punteggio medio è 8.1 per i pubblico ed 8.4 per il privato e per i ricoveri è 8.0 per i pubblico ed 8.5 per il privato.
Nel Mezzogiorno, anche in questo caso, il risultato è più basso rispetto alla media nazionale. Infatti, se a livello Italia il 72,5% degli intervistati attribuisce un voto da 8 a 10 a seguito di una visita specialistica, la quota scende a 65,5% al Sud e a 66,7% nelle Isole. Per gli accertamenti diagnostici le quote sono rispettivamente 63,3% e 66,5% contro il 72,4% del dato nazionale.
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