Cuore

Valvola Aortica Bicuspide: di che si tratta?

Le patologie dell’Aorta (la nostra arteria più grande) e della valvola aortica rivestono un ruolo sempre più importante in cardiologia, complice soprattutto la grande affidabilità delle metodiche diagnostiche non invasive. In questo breve articolo ci concentreremo sulla più importante malformazione congenita della valvola aortica, ovvero la valvola aortica bicuspide

La valvola aortica è una struttura che consente al sangue eiettato dal ventricolo sinistro del cuore di passare in Aorta per essere quindi veicolato attraverso la grande circolazione a tutti gli organi ed apparati del nostro organismo. Il compito principale della valvola aortica, oltre a permettere al sangue di passare da una cavità all’altra, è quello di impedire che una certa quota di sangue refluisca nel ventricolo sinistro. Se ciò avvenisse, si determinerebbe all’interno del ventricolo un sovraccarico di volume che alla lunga provocherebbe la dilatazione e la disfunzione del ventricolo stesso. La valvola è formata da tre strutture, dette cuspidi, che hanno grosso modo la forma di tre piccoli nidi di rondine con la concavità rivolta verso l’arteria.

Valvola aortica bicuspide: le cause

La più frequente cardiopatia congenita (1-2% della popolazione) è rappresentata da una malformazione di questa valvola che invece di tre cuspidi ne presenta solo due e per questo viene definita valvola aortica bicuspide. Essendo una cardiopatia congenita è presente dalla nascita. Nella maggior parte dei casi l’anomali è dovuta al fatto che uno dei lembi non è cresciuto, rimanendo atrofico. L’anomalia può essere isolata, e in genere non crea problemi, oppure essere associata a una qualche cardiopatia.

L’origine della valvola aortica bicuspide è associata a fattori genetici. Si stima infatti che dal 9 al 20% dei parenti di primo grado di persone con valvola aortica bicuspide presentino la stessa anomalia cardiaca. Allo stato attuale sono state identificate piccole mutazioni genetiche legate al difetto, ma non è stata dimostrata nessuna correlazione diretta con una di queste alterazioni.

Sintomi e conseguenze

Non esistono sintomi specifici o campanelli d’allarme: una valvola aortica bicuspide può funzionare normalmente per anni e non è detto che evolva in una patologia. Tuttavia, in circa un terzo dei casi può provocare una stenosi aortica (ossia un restringimento dell’anulus aortico, dovuto alla calcificazione dei lembi valvolari) o un’insufficienza aortica. L’insufficienza aortica è caratterizzata del reflusso di sangue dall’aorta nel ventricolo sinistro, che comporta per l’organismo una diminuzione del flusso sanguigno in uscita, motivo per cui il cuore mette in atto alcuni meccanismi di compensazione che lo portano a pompare il sangue con maggiore sforzo. Possono derivarne stanchezza, palpitazioni, vertigini, sincopi.

Un’altra importante caratteristica dell’aorta bicuspide è che spesso si associa con una dilatazione di alcune porzioni dell’arteria che la espongono al rischio di rottura.

La diagnosi

E’ l’ ecocardiogramma a confermare la diagnosi di valvola aortica bicuspide. Ma il primo strumento che il medico utilizza per arrivare a una diagnosi di valvola aortica bicuspide è l’orecchio. Prima si ascolta la storia del paziente e della sua famiglia, poi si procede con l’auscultazione per verificare, la presenza di un soffio cardiaco. In seguito, si procede con l’ecocardiogramma che permette di confermare la diagnosi di bicuspidia aortica con associata o meno valvulopatia tipo stenosi o insufficienza e alle dimensioni dell’aorta lungo il suo decorso nel torace.

Valvola aortica bicuspide: terapia

Non esiste una cura medica specifica per l’aorta bicuspide semplicemente perché il problema è un’anomalia anatomica della valvola con cui si può convivere finché il difetto non evolve in una patologia. In caso di stenosi o di insufficienza aortica si possono inizialmente somministrare dei farmaci per limitare il danno dell’ostruzione o dell’insufficienza valvolare. In ogni caso, se la valvola aortica bicuspide evolve in una patologia importante che alla lunga danneggia il cuore, l’aorta e che può coinvolgere altri organi, l’unica opzione è quella di inserire una protesi valvolare tramite un tradizionale intervento chirurgico.

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antoniosaponaro@laboratorionomentano.it'

Antonio Saponaro

Il dottor Antonio Saponaro si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e specializzazato in Cardiologia presso la seconda Facoltà di Medicina dell’Università “Sapienza” di Roma. E’ in servizio presso il reparto di cardiologia del Policlinico Militare “Celio”. Svolge la sua attività professionale presso il Poliambulatorio Specialistico Nomentano ed in altri ambulatori romani. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni sul Giornale di Medicina Militare e su Minerva Cardiologica.