Le Interviste

I Lions e le nuove povertà: parte dalle idee la vittoria sulla crisi

Da internet e dalla digital economy può provenire una spinta fondamentale per la ripresa. L’Italia è però in ritardo: secondo uno studio Lions Nuove Povertà Convegno 12 Febbraio 2014promosso dal Digital Advisory Group e sviluppato con il supporto di McKinsey Global Institute, l’impatto dell’economia digitale sul PIL è di circa il 2%: meno della metà rispetto a Regno Unito o Svezia. Nel 2010 il contributo diretto di internet al PIL italiano è stato di circa 30 miliardi di euro ma le potenzialità di crescita sono notevoli.dell’economia italiana. I nuovi prodotti e servizi digitali genereranno sempre di più nuovi posti di lavoro e possibilità di fare impresa. Ma l’Italia deve muoversi adesso: serve formazione per le persone e supporto di sistema alle nuove aziende che si andranno creando. Questo quanto emerge dal convegno “Le nuove povertà in Italia – Idee per vincere la crisi” – contributo al Tema Nazionale di Studio del Multidistretto Lions 108 I.T:A.L.Y. – organizzato dai Lions Club Roma Appia Antica, Roma Augustus, Roma Host Castel Sant’Angelo, Roma Quirinale.

Il convegno si è aperto con il punto di vista degli economisti: emerge come, probabilmente, non siano i “soldi” il nostro vero problema. Sono le idee il problema.

Eravamo un paese di emigranti e siamo ritornati un paese di emigranti. In un sistema dove vige una concorrenza feroce, la competenza brillante si può comprare. Un paese può investire qualsiasi somma in ricerca ma se poi non riesce a valorizzare ciò che ha creato, anche in termini di cervelli, l’investimento è inutile perché i cervelli se ne vanno – ha sintetizzato Cesare Pozzi, Docente Economa dell’Impresa – Luiss “Guido Carli” di Roma Docente di Economia Applicata – Università di Foggia – gli altri paesi nostri concorrenti si comportano in modo diverso. E’ la nostra architettura istituzionale, il nostro contratto sociale che non esiste più. Il nostro è un mondo di uomini liberi, dove ognuno ha diritto a scegliere come vivere. Una comunità come la nostra che è ricca di idee e di risorse aveva questo diritto, non riuscire ad esercitarlo, vuol dire fare la fine del tacchino: il grasso è grasso ma poi il giorno del Ringraziamento il tuo destino lo deciderà qualcun altro”

Vittorio Carlei, Professore di Economia Regionale e Federalismo Fiscale – Università di Chieti/Pescara ha ulteriormente elaborato il concetto del ruolo che il nostro paese dovrebbe ma non riesce a darsi e sulla drammatica difficoltà di supportare lo sviluppo di nuove idee e progetti.

L’Italia attraversa una crisi economica strutturale, causata da mancanza di progetti ed idee. Di fronte alla globalizzazione, i paesi in via di sviluppo si sono proposti come “fabbriche del mondo”, quelli sviluppati si sono posti come fabbrica di idee e progettualità. L’Italia, invece, non è riuscita a compensare la crisi dei settori tradizionali con la crescita delle nuove tecnologie è mancato lo sviluppo di una cultura progettuale in termini strutturati con una piattaforma nazionale condivisa che portasse i benefici dell’innovazione attraverso tutti i settori produttivi. E’ necessario avviare subito un modo nuovo di fare formazione, dalle scuole alle università. Vanno costruiti ambienti e reti per far nascere in seno a ciascun individuo un’idea virale, un progetto che sarà il suo capitale identitario. Fare sistema significa garantire l’esistenza di un ecosistema che sia l’ambiente di concepimento, sviluppo e trasferimento di ogni progetto”.

Gli ha fatto eco in termini concretamente realizzativi il racconto dell’esperienza di ItaliaCamp.

All’estero il sistema educativo manda un messaggio diverso – ha evidenziato Fabrizio Sammarco, Presidente di ItaliaCamP – devi provare nella vita a creare una tua opportunità di lavoro, non ambire ad un posto creato da qualcun altro. La nostra proposta, che è ormai diventata una realtà operativa consolidata in tutta Italia, è quella di mettere insieme in modo spontaneo portatori di idee cioè di progetti, risorse di conoscenza e risorse finanziarie necessarie per realizzare i singoli progetti. Ad oggi, i progetti fin qui realizzati, hanno creato un indotto complessivo di 20 milioni di euro. In questi giorni, ci stiamo preparando per portare le idee italiane a Wall Street: è la prima volta nella storia della borsa italiana.”.

Prendendo spunto da questa esigenza inderogabile di supportare a livello di sistema paese lo sviluppo delle nuove tecnologie, si sono sviluppati gli interventi degli imprenditori del settore dell’Information & Communication Technology partecipanti al convegno.

La disoccupazione giovanile è al 40%. L’Italia è oggi al 49° al mondo per competitività. Per poter competere e crescere serve maggiore innovazione, maggiore competenza tecnologica – ha spiegato Fabrizio Giacomelli, Presidente di Mediavoice – The Italian Speech Technology Company – l’Italia deve colmare il gap in competenza tecnologica dei propri cittadini, in particolare dei giovani. Chiunque voglia inserirsi nella vita lavorativa deve avere competenze tecnologiche. Il software, e quindi internet, che è software più contenuti, è la chiave di volta della capacità di un paese avanzato per affrontare il futuro. La capacità di utilizzare il software deve essere posseduta da tutti, proprio per trovare inserimento nel mondo del lavoro. Il software è la chiave di volta per uscire dalle nuove povertà”.

Sulla stessa linea il pensiero di Fabio Lalli, CEO di IQUII – Mobile Company:Lo sviluppo di nuove tecnologie ha sempre rappresentato nel mondo del lavoro una grande opportunità per liberare risorse economiche e sviluppare, quindi, nuove possibilità di occupazione, specialmente tra i giovani. Un esempio tra i tanti: il digitale a servizio delle tecnologie “wearable”. Alcune grandi aziende già radicate nel mondo del “digital world” stanno sviluppando – e alcune già offrono – dispositivi indossabili (“wereable”) che consentono di aumentare l’esperienza d’uso di un prodotto o un servizio attraverso la connessione tra persone, servizi, tecnologie e brand, a vantaggio sia delle imprese che degli utenti. Queste iniziative, come già altre nel passato (es. web, mobile), costituiscono un viatico per nuovi percorsi di crescita professionale nel mercato del lavoro, creano i presupposti per lo sviluppo di un nuovo modo di fare impresa (innovazione) e contribuiscono alla crescita economica del nostro paese, generando nuove opportunità di lavoro per i giovani”.

Le nuove soluzioni informatiche offrono però anche soluzioni di immediata applicazione per creare sinergie nel settore del volontariato ed aumentarne la capacità di intervento, come dimostra il caso del Progetto CROSS presentato al convegno.

Il Progetto CROSS, finanziato dalla Comunità Europea mira a far emergere l’offerta di assistenza che viene dal mondo del volontariato e connetterla con le esigenze dei cittadini – ha detto Alfredo Riccio, Presidente Fondazione Italiana Nuove Comunicazioni – ciò grazie ad una piattaforma tecnologica dedicata a questa funzione. Il cittadino che si trovi in difficoltà potrà accedere ad un sistema dove trovare una risposta al suo bisogno. Qualora invece, nel mondo del volontariato, non sia già presente una risposta, allora il software consentirà di censire quest’esigenza e sottoporla all’attenzione delle organizzazioni di volontariato presenti sulla piattaforma. Qui a Roma, insieme al I° Municipio ed alla Comunità di Sant’Egidio, abbiamo già avviato la gara per affidare la realizzazione delle applicazioni informatiche per avviare poi l’integrazione tra la domanda e l’offerta dei servizi”.

Ha concluso i lavori Giampaolo Coppola, 1° Vice Governatore del Distretto Lions 108L il quale ha incentrato il suo intervento sul gap che il nostro paese accusa rispetto ai suoi competitor nella gestione della ricerca e della cosiddetta “fuga dei cervelli: “Dal 1989 al 2010, sono andati all’estero brevetti dovuti a ricercatori italiani per un valore di 2 miliardi di euro. Il 50% dei ricercatori italiani considerati tra i nostri 100 massimi cervelli, abbandona il paese”. Ha poi citato l’esempio del ricercatore torinese Loris Degioanni costretto ad abbandonare l’Italia per trovare in California un terreno fertile dove trovare risorse economiche per sviluppare la sua idea, divenuta un software venduto in tutto il mondo. Ma i suoi softwaristi, in California, erano tutti italiani: venuti apposta da Piemonte, Sardegna e Campania !

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