Bacco, Tabacco e Venere
Spesso i vecchi proverbi nascono dalla saggezza popolare basata sull’osservazione della vita quotidiana, quindi sull’esperienza. Questo principio calza a pennello nel caso del detto “Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere” applicato alla prevenzione cardiovascolare, con la sola eccezione di Venere. Difatti, ad esclusione dell’abuso della “pillola blu” e di eventuali sussulti emotivi dinanzi all’estratto conto della carta di credito improvvidamente lasciata nelle mani della coniuge, il sesso non è un fattore di rischio cardiovascolare.
Infatti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle maggiori società scientifiche cardiologiche (AHA, ESC, ESH, JNC), le principali cause dell’infarto e dell’ictus sono costituite dal fumo di tabacco, dall’alimentazione sbagliata, dal sovrappeso, dalla sedentarietà.
Prevenzione Cardiovascolare: fumo e aterosclerosi
Il fumo di sigaretta determina un’accelerazione dei processi dell’aterosclerosi, oltre a poter precipitare la condizione di relativa stabilità della placca ateromasica verso la fissurazione e la conseguente formazione del trombo, vero responsabile degli accidenti cardiovascolari. E’ dimostrato che l’abolizione dell’abitudine tabagica prima della mezza età conduce ad un’aspettativa di vita sovrapponibile a a quella dei non fumatori.
Alcol fattore di rischio per l’ictus
Il “bicchierino” a tavola sembra avere effetti positivi sull’apparato cardiovascolare, ma, come in tutte le cose, purché sia fatto cum grano salis.
Modeste quantità di vino (1 bicchiere ai pasti) determinano una riduzione del colesterolo LDL (quello cattivo) ed incrementano il livello di HDL, riducendo, pertanto, il rischio di aterosclerosi. Tuttavia, quantità maggiori o l’assunzione di superalcolici alterano il metabolismo dei carboidrati e possono condurre ad un aumento della pressione arteriosa sistolica. Inoltre, spesso l’alcol riduce l’efficacia dei farmaci antipertensivi. È quindi accertato che un eccessivo consumo di bevande alcoliche (anche occasionale) si associa ad un maggiore rischio di ictus. Leggi anche l’articolo “Quanto vino bere?”
Obesità genera ipertensione
Nel corso degli ultimi 10 anni, l’introduzione di alcuni accorgimenti dietetici proposti dallo studio DASH (dieta ricca in frutta e verdura, vegetali e alimenti a basso contenuto di grassi per ridurre l’apporto quotidiano di grassi saturi e di colesterolo) e l’incremento dell’impiego di cibi ad elevato contenuto di potassio si sono dimostrati strumenti efficaci per ridurre i valori pressori e globalmente il rischio cardiovascolare.
Come già sottolineato in precedenza, la classica Dieta Mediterranea “povera” caratterizzata da carboidrati semplici (la pasta), fibre e vitamine (frutta e vegetali) e grassi polinsaturi (pesce) si conferma vincente quale elisir di buona salute. A questa va abbinato uno stretto controllo delle quantità di cibo assunto e soprattutto un’adeguata attività fisica che consenta di smaltire il superfluo.
Infatti, numerosi studi hanno descritto l’esistenza di una relazione diretta tra l’incremento ponderale e pressorio evidenziando inoltre che l’obesità predispone ad un aumento della pressione arteriosa e allo sviluppo di ipertensione. È altrettanto noto che nei soggetti obesi il calo ponderale ha un impatto favorevole non solo sui valori pressori ma anche sui fattori di rischio associati, quali l’insulino-resistenza, il diabete e l’aumento delle dimensioni del cuore. Un recente studio ha evidenziato che una perdita di peso di circa 5.1 kg si associa ad una riduzione media dei valori pressori sistodiastolici pari rispettivamente a 4.4 e 3.6 mmHg. Inoltre, una modesta perdita di peso, associata o meno ad una riduzione nell’apporto alimentare di sodio, è in grado di prevenire la comparsa di ipertensione (uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolari) nei soggetti in sovrappeso con pressione arteriosa nomale-alta (140/90 mmHg) e può ritardare l’instaurazione della terapia farmacologica.
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Prevenzione cardiologica e attività fisica
La sedentarietà, intesa come assenza di allenamento fisico, è un predittore piuttosto importante della mortalità cardiovascolare, indipendentemente dalla pressione arteriosa e dagli altri fattori di rischio. Un esercizio fisico moderato non solo ha effetti favorevoli sui valori pressori ma può indurre anche una riduzione del peso corporeo, dell’eccesso di grasso viscerale e della circonferenza addominale, incrementando inoltre i livelli di colesterolo HDL e riducendo il rischio di diabete.
L’allenamento fisico riduce i valori pressori a riposo di 3.5/3.2 mmHg il che spesso si traduce nell’evitare l’inizio di una terapia farmacologica. E’ quindi consigliabile svolgere regolarmente un’attività fisica aerobica di entità moderata per 30-45 min al giorno. Inizialmente si dovrebbero programmare attività ad impegno aerobico (cammino, jogging, nuoto), per poi associare esercizi di resistenza.
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In conclusione, voler bene al proprio cuore significa sostanzialmente volersi bene, ovvero dedicare quelle attenzione e quel tempo necessari al proprio benessere sia in termini qualitativi (adeguatezza della nutrizione, astensione dal fumo) sia in termini quantitativi (attività fisica costante, calo del peso).