Beatrice Scibetta: una buona scuola per imparare a vivere
Ci sono molti esempi di scuole innovative e di professori innovatori. Ma sono innovatori anche i politici che delineeranno il futuro dell’Italia?
Intervisto Beatrice Scibetta, candidata al Consiglio Comunale di Roma con la Lista Marchini. 26 anni, laureata in Scienze Politiche alla Sapienza, si definisce libera di avere coraggio. Sarà coraggiosa anche nell’affrontare i problemi delle scuole di Roma? Scopriamolo con un’intervista.
Dopo 13 anni di scuola mi dicono che sono cambiato, grazie alle varie attività che ho intrapreso. Come ha vissuto gli anni scolastici e cosa ora la scuola rappresenta per lei?
Ho frequentato la scuola Internazionale di Roma e durante gli anni di Liceo ho svolto attività politica. Sono stata per gli ultimi due anni Presidente del Consiglio degli Studenti. La scuola ha lasciato dentro di me il valore umano più grande della mia vita oltre ad avermi dato, a differenza dell’Università che ti specializza in un determinato settore, una cultura polivalente e la capacità di approcciarmi alle diverse realtà che convivono in una comunità scolastica. I veri valori però si apprendono alle elementari, dove è la qualità degli insegnanti fa la differenza: quegli stessi insegnanti che oggi però non sono valorizzati dalla nostra società. I compagni di classe e gli insegnanti, al pari dei genitori, sono la base di un percorso di vita.
La scuola è la culla del futuro non solo di una nazione ma anche dei singoli territori. Secondo lei che ruolo giocano le scuole a Roma e nelle sue periferie?
Le scuole sono la salvezza valoriale di tutti gli studenti. I ragazzi senza scuola, che nelle periferie è come un avamposto culturale, si perderebbero altrimenti lungo il loro percorso di vita. La scuola è l’esempio. Avere una buona scuola, con insegnanti di spessore e veri programmi, è fondamentale perché nelle classi non si imparano solo nozioni, ma si impara a vivere.
L’unico difetto della scuola in questo momento è che non plasma gli alunni mettendo a frutto la loro inclinazione, da poca importanza all’individualità, all’unicità di ognuno proponendo un percorso di studi ‘standard’ da seguire invece di sviluppare al massimo il potenziale di ogni studente.
Quali sono a Roma le criticità delle strutture scolastiche e quali invece i modelli da esportare?
La criticità più evidente è la pessima condizione in cui le scuole versano. Ad esempio mancano le palestre invece fondamentali perché lo sport è cultura. Dal punto di vista didattico il problema sta nel fatto che si applichi un modello troppo standardizzato che non premia l’individualità dei singoli e i talenti. Bisognerebbe anche porre più attenzione sull’insegnamento delle lingue straniere, fondamentali nel mondo d’oggi. Dobbiamo, invece, esportare ed estendere a tutte le scuole quello che è uno dei punti di forza del nostro sistema: la capacità dei professori di dare un grande background culturale nettamente maggiore a quello degli studenti degli altri paesi.
Il Volontariato a Roma e in Italia rappresenta una forza inestimabile. Nelle scuole il personale, i genitori e gli studenti sempre più spesso scendono in campo per migliorare le strutture, sostituendosi in un certo senso al ruolo del Comune e delle Istituzioni. Qual è il limite da non superare?
E’ normale, logico e giusto che ognuno faccia la sua parte nelle piccole cose di ogni giorno. Le istituzioni, invece, devono essere presenti. Il bilancio del Comune di Roma è di 6 miliardi all’anno e presenta una voce molto significativa dedicata alla scuola. I soldi ci sono, ma vengono sprecati. Secondo la Corte dei Conti a Roma 1,5 miliardi vengono sprecati ogni anno e questi soldi potrebbero andare anche alla scuola. Le istituzioni devono garantire la sicurezza e un ambiente dove ogni studente possa esprimersi al massimo rispettando però le strutture.
Una cosa che la Lista Marchini migliorerebbe e una cosa che cambierebbe radicalmente nelle scuole.
Il Comune di Roma ed il suo Sindaco hanno competenza solo sulle scuole materne ed elementari. Bisogna partire sicuramente da un decentramento del potere verso i Municipi. Ogni Municipio è una città a se, che si deve governare in autonomia con fondi stanziati ad-hoc dal Comune in modo proporzionale alle esigenze di ogni singolo Municipio. Il decentramento risulta la conditio sine qua non per partire con un lavoro serio sulle scuole, che vede come prima priorità la risistemazione degli edifici. Vorremo introdurre ulteriori ore di sport in collaborazione con gli studenti della facoltà di Scienze Motorie e Sportive della Sapienza. Possiamo incidere sull’aumento delle ore di insegnamento di lingua straniera nei Licei solo e soltanto aprendo un tavolo con il MIUR, questo però senza promesse: non dipende da noi. Vogliamo creare anche un centro culturale in ogni municipio recuperando strutture abbandonate come le caserme o ambienti non utilizzati il pomeriggio come le scuole.
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