Fondi integrativi sanitari: cura certa, portafoglio salvo
Anche se fino ad oggi non tutti se ne sono resi conto, nel nostro paese sta rapidamente crescendo un nuovo strumento che si rivelerà prezioso per far fronte alle nostre esigenze di salute. Tipicamente, infatti, vengono alla mente solo due alternative quando si abbia necessità di una “prestazione” sanitaria: rivolgersi al Sistema Sanitario Nazionale, pagando il “ticket” o usufruendo delle esenzioni a cui si abbia diritto, oppure metter mano alla tasca o utilizzare l’assicurazione malattia o infortuni a suo tempo prudentemente sottoscritta.
La realtà, invece, non è più così. In questi ultimi anni, un poco alla volta, sono diventati 5 milioni gli italiani che possono usufruire di un fondo di assistenza sanitaria integrativa per pagare il conto della propria spesa sanitaria. Sono infatti oltre 500 gli enti che operano in questo ambito con diverse “nature giuridiche”: fondi sanitari integrativi del Servizio Sanitario Nazionale oppure casse e società di mutuo soccorso. Altrettanto interessante è rilevare come ormai questi enti facciano fronte a circa 4 miliardi di euro all’anno di spese sanitarie.
Le realtà più dinamiche e che in questi ultimi quattro – cinque anni hanno generato la grande crescita del fenomeno, sono i fondi che nascono dalla contrattazione collettiva, cioè vengono previsti all’interno di un contratto collettivo nazionale di lavoro di un determinato settore.
In questi casi, il finanziamento del fondo di assistenza avviene attraverso i contributi versati dalle aziende che fanno capo a quel c.c.n.l. mentre ai dipendenti delle aziende va il beneficio di poter accedere alla copertura di determinate spese sanitarie.
Ovviamente, i benefici per il dipendente variano da caso a caso ma, in genere, è prevista la copertura delle spese ambulatoriali (visite, diagnostica specialistica, ecc.) fino ad arrivare alle spese relative a interventi chirurgici e relativa degenza.
Ma in quali strutture bisogna andare perché il fondo paghi le spese ? Questa è un’altra buona notizia. Infatti, ci si può ovviamente recare presso le strutture pubbliche e, in questo caso, sarà coperto il costo dei ticket ma, viceversa, ciascun fondo consente ai suoi iscritti di scegliere tra molte, alle volte moltissime, strutture private distribuite sul territorio nazionale. L’iscritto potrà così scegliere la soluzione che più lo convince: finalmente viene applicato quel principio della “libera scelta” sancito dalle nostre leggi e che prevede che ciascuno possa scegliere da chi e dove farsi curare. Un diritto che, purtroppo, le politiche sanitarie del nostro paese hanno fin qui spesso negato.
Così, anche in Italia, al sistema pubblico si sta affiancando un sistema “privato” o “volontaristico” che potrà rappresentare una risposta forte al nostro bisogno di salute soprattutto in una situazione in cui la crescita dell’aspettativa di vita, il conseguente incremento dell’età media della popolazione ed il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva ed in pensione, mettono a dura prova la capacità dello Stato di continuare a finanziare una sempre crescente spesa sanitaria pubblica.
Non a caso, infatti, le ultime leggi emanate per questo settore impongono ai fondi di destinare una quota significativa delle proprie risorse (il 20%) all’erogazione di prestazioni dove è più debole la copertura del Servizio sanitario nazionale quali l’assistenza odontoiatrica e quella socio-sanitaria.