Bambini

Giovanissimi: dilaga il disagio emotivo

Tra i giovanissimi il disagio emotivo accanto a una distanza dalle figure adulte di riferimento è una condizione diffusa. Lo rivela una apposita indagine della Società Italiana di Pediatria.

I risultati dell’indagine confermano che l’adolescenza è un’età difficile, la novità è che le difficoltà emotive e comportamentali emergono sempre più precocemente. Come Pediatri stiamo infatti osservando un’insorgenza sempre più precoce di alcuni problemi tipici dell’adolescenza – afferma il Presidente della SIP Alberto Villani – il Pediatra può e deve svolgere un’importante attività di prevenzione con bambini e genitori affrontando temi che si ritenevano propri dell’età adolescenziale, ma che si manifestano prima. E’ necessario elaborare strategie comunicative adatte ai bambini più piccoli e preparare i genitori ben prima dell’età adolescenziale”.

Giovanissimi: disagio emotivo diffuso

La ricerca è stata condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali che hanno invitato gli alunni a rispondere ad un questionario informatizzato. A questa richiesta hanno risposto in circa due mesi, più 10 mila ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da tutte le regioni italiane, permettendo di indagare diversi ambiti dell’universo adolescenziale: alimentazione e rapporto con il proprio corpo, percezione dell’ascolto ricevuto, disagio psico-emotivo, bullismo, sessualità, dipendenze, uso di internet, famiglia.

Oltre la metà degli intervistati dichiara di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male da non riuscire a trovare sollievo. E se a questa percentuale si aggiungono coloro che hanno sperimentato “raramente” questa sensazione si arriva a circa l’80% del campione.

Il 15% del campione si è inflitto lesioni intenzionalmente spesso per trovare un sollievo (o per puro piacere). Circa un ragazzo su due ha sentito il bisogno di avere un sostegno psicologico, ma l’84,2% non si è rivolto a un servizio di aiuto psicologico e solo il 4,8% ha utilizzato quello della scuola. Quelli che si sono rivolti allo specialista (7,4%) lo hanno fatto principalmente per problemi familiari (27,3%) seguiti da quelli sentimentali e comportamentali (entrambi al 21%), scolastici (16%) e con coetanei (13,3%).

Al primo posto gli amici, poi genitori e scuola

Gli amici restano un punto fermo nei momenti di difficoltà: solo il 4% dei ragazzi non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve (spesso o sempre).  Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori per essere tranquillizzati quando hanno una preoccupazione. E solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta alle esigenze degli adolescenti.

Emerge un quadro della popolazione in età adolescenziale nel nostro Paese che segnala aspetti indubbiamente preoccupanti – spiega Giovanni Vitali Rosati, pediatra e referente per la SIP del gruppo di lavoro che ha curato l’indagine – gli adolescenti valorizzano la relazione tra pari mentre sentono gli adulti di riferimento nei vari loro contesti di vita (scuola, famiglia) come spesso distanti e poco responsivi e sembrano utilizzare scarsamente i servizi di aiuto in ambito sanitario e scolastico”.

Preoccupa autolesionismo

Particolarmente preoccupante è il dato sugli episodi di autolesionismo che riguarda il 15% del campione. “Un dato allarmante se si pensa che la presenza di questi comportamenti è descritta, in letteratura, come un fattore correlato ad un aumentato rischio di suicidalità in adolescenza – afferma Annarita Milone, Dirigente Neuropsichiatra Infantile presso IRCCS Stella Maris di Pisa – la letteratura internazionale segnala come queste condotte disfunzionali tendano rapidamente a dilagare in contesti scolastici e in gruppi adolescenziali, a causa di fenomeni di imitazione di gruppo. Sono particolarmente frequenti in minori caratterizzati da fragilità emotiva e tratti depressivi e devono essere un segnale da accogliere rapidamente per permettere l’attivazione, in sede specialistica, di approfondimenti diagnostici e interventi terapeutici”.

Giovanissimi e Bullismo

Un giovanissimo su tre ha subito il bullismo(in silenzio), ma altrettanti lo hanno praticato.  Il 12% del campione è stato vittima di cyberbullismo e al 33% è capitato di subire atti di bullismo (il 20% raramente, l’8,4% qualche volta, il 3,3% spesso e il 2,1% sempre) ma la risposta quasi sempre è stata il silenzio: il 68% delle vittime non ne ha parlato con nessuno. E altrettanto ampia (circa il 33%) è la percentuale di coloro che dichiarano di aver preso parte a episodi di bullismo verso i compagni e le compagne.

Il 37% fuma sigarette (abitualmente o occasionalmente), circa il 40 dichiara di essere arrivato a star male in seguito all’uso di bevande alcoliche.

Sessualità

Il 62,3% non ha ricevuto educazione sessuale da parte degli adulti, uno su tre (tra coloro che hanno già avuto rapporti) non usa mai contraccettivi, più della metà ha visualizzato materiale pornografico in rete e circa il 15% ammette di aver ricevuto proposte sessuali da parte di adulti anche attraverso siti e app.

Smartphone anche a 5 anni

L’età media del primo smartphone è tra 10 e 12 anni, ma l’1,4% lo ha avuto anche a 5 anni e il 26% tra 6 e 10. La maggioranza del campione utilizza i social per parlare con gli altri quando si sente solo. Al 53% (spesso o sempre) capita di rimanere impegnato in attività multimediali per periodi prolungati e molto spesso più a lungo rispetto a quanto si era prefissato, configurando una problematica che potrebbe anche sfociare, se protratta nel tempo e pervasiva, nell’internet addiction.

Un adolescente su 4 sui vede in sovrappeso

La ricerca ha indagato anche gli aspetti relativi all’alimentazione. Il 28% del campione si vede in sovrappeso, ma solo l’11,7% lo è effettivamente secondo le valutazioni del pediatra. Il 53,2% fa colazione a casa regolarmente prima di andare di scuola, quasi la metà del campione non fa sport, e di questi circa 1 su 3 (33,3%) ha abbandonato un’attività sportiva. Sorprendentemente il pranzo in famiglia resiste ai ritmi frenetici della vita quotidiana: il 71% dichiara di pranzare a casa con la propria famiglia.

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