Il punto di vista del Cardiologo: Ictus e Cardiopatia due facce della stessa medaglia
L’ ictus cerebri rappresenta nel mondo ed in Italia la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori. D’altro canto, la dimensione del problema ictus ischemico in termini di invalidità e costi sociali è enorme e tanto più importante quando si pensi che spesso si associa alle già notevoli limitazioni funzionali dei pazienti cardiopatici in fase di scompenso.
Cardiopatia Ischemica e Ictus: i fattori di rischio
È possibile immaginare la cardiopatia, principalmente quella ischemica (ma non solo), e l’ictus come due fidanzatini che vanno “a braccetto” in giro per il nostro organismo. Sono molti, infatti, gli “interessi” in comune tra queste due entità patologiche. Quello che scherzosamente e metaforicamente abbiamo definito interessi, in medicina si chiamano “fattori di rischio” e l’insieme dei fattori di rischio individuali di una persona, associati al suo stile di vita, si definisce rischio cardiovascolare globale. Seppure con alcune sfumate differenze sull’incidenza dei singoli fattori di rischio nella manifestazione clinica della malattia (ictus o cardiopatia ischemica), quelli che riconosciamo comuni ad entrambe sono:
- ipertensione arteriosa
- dislipidemia (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia o la coesistenza di entrambe)
- diabete mellito
- sovrappeso ed obesità
- fumo di sigaretta
- sesso maschile
- vita sedentaria
Gli stessi meccanismi di azione: le Placche Aterosclerotiche
Queste due entità cliniche hanno in comune non solo i fattori di rischio ma anche i meccanismi con i quali provocano danno ai nostri organi più nobili, cuore e cervello. Il danno alle pareti delle arterie causato dalla presenza di uno o più fattori di rischio, infatti, è generalizzato e può colpire indistintamente arterie più o meno grandi di tutti i distretti del nostro corpo.
È per questo motivo che le cosiddette placche aterosclerotiche (ammassi di colesterolo e cellule infiammatorie) localizzate a livello dei vasi sanguigni che distribuiscono il sangue al cervello potranno essere responsabili di un ictus mentre, per esempio, le lesioni a carico delle arterie che irrorano il cuore (coronarie) potranno rendersi responsabili di un infarto miocardico acuto o di quel fastidioso dolore al petto più noto con il nome di angina pectoris.
Prevenire ictus e cardiopatia ischemica
Il cuore e l’ictus cerebrale riconoscono anche un’altra correlazione clinica. Ci sono alcune situazioni in cui il cuore può diventare una cosiddetta fonte emboligena. Possono cioè partire dalle camere cardiache alcuni piccoli coaguli di sangue che vanno ad ostruire, seguendo il flusso ematico diretto al cervello, alcune piccole arterie che irrorano uno dei tanti distretti cerebrali.
Questo è il caso di malattie come la fibrillazione atriale o di alcune cardiopatie congenite peraltro molto frequenti nella popolazione generale e spesso misconosciute come la pervietà del forame ovale o il difetto interatriale. La descrizione accurata di queste entità esula dagli scopi di questo articolo, ma citarle è servito a sottolineare le numerose “relazioni pericolose” che ci possono essere tra questi due organi.
Prevenire l’ictus e la cardiopatia ischemica è possibile ed aggiungerei doveroso per tanti motivi. Oggi esistono numerosi studi di popolazione che dimostrano come la riduzione o l’abolizione di alcuni fattori di rischio cardio-cerebrovascolare tra quelli citati abbiano un impatto favorevole in termini di mortalità e di riduzione del numero di eventi nella popolazione generale. Finalmente sono a disposizione una buona quantità di farmaci utili a controllare alcuni di questi fattori di rischio, estremamente ben tollerati ed efficaci nell’abbassare, per esempio, la pressione arteriosa oppure i livelli di colesterolo nel sangue.
Esistono anche tutta una serie di esami strumentali che ci consentono di stabilire il livello di compromissione delle nostre arterie o del nostro cuore (Ecocolor Doppler dei Vasi Epiaortici, dell’Aorta Addominale o delle arterie periferiche ed Ecocardiogramma colorDoppler).
Infine non mancano delle carte del rischio cardiovascolare che consentono di stabilire la probabilità che ha una persona di sviluppare un evento ischemico a 10 anni e di intervenire precocemente con dei correttivi farmacologici o sullo stile di vita.
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