Il Cuore delle Donne
Nelle donne dopo i 50 anni di età il 40-50% delle morti è dovuto a malattie cardiovascolari, mentre meno del 20% è legato a tutte le forme di tumore messe insieme. È indispensabile sapere che le principali cause di problemi cardiaci sono in larga parte prevenibili.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte al mondo. Anche se la loro incidenza ha subito una flessione significativa negli ultimi decenni, essa ha riguardato soprattutto l’uomo, mentre nella donna queste malattie rimangono ancora il killer numero uno. Infatti, nel 2004 l’incidenza di eventi cardiovascolari negli Stati Uniti è stata di 245 per ogni 1.000 donne, ben dieci volte superiore all’incidenza del tumore della mammella. Esiste anche una differenza in termini di tempo per lo sviluppo di tali malattie. Infatti, gli uomini le sviluppano mediamente 10 anni prima delle donne, ma le donne – soprattutto dopo la menopausa – le sviluppano più rapidamente. Va inoltre tenuto presente come:
- le donne muoiano molto di più a causa delle malattie cardiovascolari che per tutti i tumori di genere messi insieme, compreso il tumore della mammella
- l’infarto ha generalmente nella donna una prognosi in termini di sopravvivenza peggiore rispetto all’uomo
- l’allungarsi della vita media, particolarmente quella delle donne, porta le malattie cardiovascolari a rappresentare una vera emergenza per il sesso femminile
Nonostante queste evidenze, la percezione che le donne hanno nei confronti dei pericoli causati dalle malattie cardiovascolari e’ molto bassa. Prendere coscienza del rischio, invece, consente di mettere in atto un’adeguata ed indispensabile prevenzione.
Cuore e Menopausa
Il motivo per cui gli eventi cardiovascolari e cerebrovascolari nelle donne si manifestano più tardi rispetto all’uomo è spiegato in gran parte dalla presenza in circolo degli ormoni estrogeni durante l’età fertile. Questi ormoni esercitano molti effetti benefici e protettivi sul sistema cardiovascolare. Tra questi, l’effetto protettivo sulla parete delle arterie, il miglior profilo dei grassi circolanti, la maggiore elasticità dei vasi sanguigni e la migliore regolazione della pressione sanguigna, la minore coagulabilità del sangue e gli effetti protettivi a livello renale. Le donne in età fertile risultano, quindi, maggiormente protette dallo sviluppo di malattie cardiocircolatorie.
Nel periodo post-menopausale, l’azione protettiva degli ormoni viene meno, incrementando sensibilmente (fino a 4 volte) il rischio di eventi cardiovascolari. Il deficit di produzione ormonale nelle donne in menopausa porta ad una redistribuzione del grasso corporeo verso un aumento del grasso addominale e provoca alterazioni lipidiche che espongono ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari (aumento del colesterolo LDL, aumento dei trigliceridi e riduzione del colesterolo HDL).
Inoltre, l’aumento del grasso viscerale e l’aumentata concentrazione degli acidi grassi nel sangue facilita la resistenza all’insulina e lo sviluppo di diabete mellito (più frequente nella donna che nell’uomo).
Le modificazioni che si verificano a livello delle arterie provocano un aumento dei valori di pressione arteriosa. Dopo la menopausa si verificano, quindi, una serie di cambiamenti a livello vascolare e del metabolismo sia degli zuccheri che dei grassi circolanti che favoriscono l’instaurarsi di condizioni patologiche, quali il diabete mellito, l’ipercolesterolemia o l’ ipertensione arteriosa che notoriamente sono correlate ad eventi cardiovascolari acuti. Si stima che quasi il 50% delle donne in menopausa sia affetto da ipertensione arteriosa e che quasi il 40% abbia un valore di colesterolo totale ? 240 mg/dl.
Pillola e terapia sostitutiva ormonale
Data l’ evidenza degli effetti protettivi degli estrogeni sull’apparato vascolare, in passato si era fatta strada l’idea che la terapia ormonale sostitutiva (HRT) in fase postmenopausale potesse ristabilire il medesimo livello di protezione. I risultati in termini di eventi cardiovascolari e prognosi a lungo termine sono stati per lungo tempo contrastanti tanto da portare la United States Preventive Service Task Force a raccomandare evitare la somministrazione generalizzata di terapia sostitutiva ormonale per la prevenzione cardiovascolare nelle donne in menopausa. L’ eventuale indicazione alla terapia andrà valutata caso per caso in base al rapporto rischio/beneficio e in caso di prescrizione andrà associata una terapia con cardioaspirina.
Sempre a proposito di estro-progestinici e’ fondamentale ricordare come anche l’utilizzo di questi ultimi a scopo contraccettivo può favorire l’insorgenza di ipertensione arteriosa in alcune donne soprattutto se di età maggiore di 35 anni, fumatrici, con familiarità per ipertensione o malattie renali. Quando si assume la pillola è importante misurare la pressione ogni sei mesi e smettere di fumare. Prima di iniziarne l’assunzione sarebbe buona norma sottoporsi ad un’accurata visita medica.
Fattori psicologici e fumo
Esistono poi problematiche di tipo caratteriale e sociale che, spesso, portano la donna a trascurare il proprio stato di salute (doppio lavoro, in casa e fuori, attenzione alla salute dei figli e solo successivamente alla propria, etc.) e problematiche di tipo psicologico e di informazione sanitaria che fanno concentrare l’attenzione delle donne solo su alcuni tipi di patologie (tumore al seno, della cervice uterina, carcinoma ovarico).
Non ultimo è da ricordare l’incremento nella popolazione femminile di uno dei più temibili fattori di rischio cardiovascolare, il fumo di sigaretta.
La prevenzione cardiovascolare
Diversi studi hanno dimostrato come nella donna vi siano alcuni meccanismi peculiari alla base dell’infarto o dell‘ictus. E’ possibile, pertanto, che un trattamento specifico nella popolazione femminile possa apportare miglioramenti nella prognosi a breve e lungo termine.
Nell’attesa di avere strategie terapeutiche tutte “rosa”, sono stati compiuti diversi sforzi al fine di delineare delle linee guida di prevenzione cardiovascolare nella donna.
Oltre alla sensibilizzazione del personale medico, è estremamente importante responsabilizzare e promuovere nella donna la consapevolezza del suo rischio cardiovascolare. Affinché il programma di prevenzione sia efficace è necessario che la donna ne diventi protagonista. Ad oggi meno del 15% delle donne ritiene utile eseguire una visita cardiologica nonostante sia a conoscenza del fatto che la malattia coronarica è la principale causa di morte.
Intervenire sui fattori di rischio
Al fine di mettere in atto una buona strategia di prevenzione cardiovascolare, ogni donna dovrebbe agire sui fattori di rischio modificabili (quelli su cui si può intervenire). Essi comprendono l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia), l’aumento della pressione arteriosa (ipertensione), il diabete, il fumo di sigaretta, l’inattività fisica, l’aumento dei livelli ematici di trigliceridi, l’obesità.
L’eliminazione, o almeno una drastica riduzione, di questi fattori di rischio, da cercare di perseguire fin dall’età pediatrica, rappresenta uno dei mezzi più efficaci per ridurre il rischio di sviluppare un infarto o un ictus cerebrale e costituisce l’obiettivo principale della prevenzione delle malattie cardiovascolari.
E’ pertanto fondamentale adottare uno stile di vita adeguato, con un’attenta alimentazione che prediliga frutta, verdura e pesce, l’abolizione completa del fumo (due sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto), una regolare moderata attività fisica (almeno 30 minuti 5 volte a settimana), ed il mantenimento del peso entro limiti ottimali (indice di massa corporea, cioè rapporto tra peso in Kg e quadrato dell’altezza in m2, inferiore a 25).
Attenzione al Girovita
Da notare che recentemente è emerso che ancora più importante del contenimento dell’indice di massa corporeo è mantenere la circonferenza del girovita a valori inferiori a 102 cm nell’uomo e a 88 cm nella donna.
Un uso moderato di vino (massimo due bicchieri al giorno) è consentito e può anche avere effetti benefici sulla circolazione, verosimilmente in virtù del suo potere antiossidante, ma è fortemente sconsigliata una quantità superiore di alcool o l’assunzione di superalcolici.
In diversi casi, tuttavia, per alcuni fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete) è necessario ricorrere ad un appropriato trattamento farmacologico. Ricordiamo che, in soggetti apparentemente sani, viene considerato attualmente ottimale un valore di colesterolo LDL nel sangue inferiore a 160 mg/dL. I valori di colesterolo totale ed LDL vanno tenuti più bassi (sotto i 130 mg/dL) nei pazienti che hanno altri fattori di rischio, e ancora più bassi (sotto i 100 mg/dL) in quelli affetti da diabete o che abbiano già avuto un infarto o ictus. Riguardo alla pressione arteriosa, ricordiamo che sono oggi ritenuti ottimali valori inferiori a 130/85 mmHg.
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