Intervista con il Sindaco di Labro Gastone Curini
Sono venti anni che Gastone Curini si occupa in prima persona del suo paese natale: prima consigliere comunale, poi assessore, vicesindaco ed, oggi, sindaco al suo secondo mandato. Dunque, un testimone storico delle dinamiche della sua comunità.
Sindaco, qual’è la storia del recupero di Labro che lo ha reso quella perla che possiamo ammirare oggi ?
Effettivamente quella di Labro è una vicenda molto particolare che testimonia come il fascino del nostro passato, la bellezza dei luoghi uniti all’entusiasmo ed alla competenza degli uomini possano invertire la rotta di un destino che sembrava segnato. Infatti, negli anni ’50 e ’60, mentre l’economia italiana si sviluppava intorno ai centri urbani maggiori, Labro, come tante altre realtà simili, si andava spopolando e con l’abbandono delle abitazioni il tessuto urbano prendeva la strada di un lento disfacimento. Nel 1966, però, l’amicizia con la più importante e storica famiglia di Labro,i Nobili Vitelleschi, portava qui da noi l’architetto belga Ivan Van Mossevelde il quale intuiva che il particolare contesto ambientale di Labro e la sua posizione geografica così vicina, nel contempo, sia all’Umbria che a Rieti ed anche a Roma, ci rendeva potenzialmente interessanti per un turismo internazionale particolarmente sensibile ai valori della cultura. Partiva così il recupero di Labro: l’impianto urbanistico rimaneva intatto nel suo assetto altomedievale caratterizzato dal fenomeno dell’arroccamento ma si operava un importante consolidamento strutturale del paese ed al successivo recupero delle pavimentazioni pubbliche. Poi si passò al recupero delle abitazioni, utilizzando materiali tradizionali. Si è trattato di un’operazione che ha interessato il 90% dell’abitato. Infatti, l’opera così avviata portava all’emulazione anche da parte dei proprietari labresi e così, a poco a poco, siamo arrivati dove siamo oggi.
Mi sembra di capire, quindi, che a Labro conviva una comunità diciamo così “tradizionale” labrese con una comunità internazionale?
Esattamente. A Labro abbiamo concittadini belgi, inglesi, americani, persino norvegesi. Qualcuno viene a trovarci una volta l’anno, magari d’estate, altri invece sono molto più assidui. In realtà, la presenza di questa comunità internazionale ha generato anche un altro fenomeno, ovvero la disponibilità di immobili che è possibile utilizzare per offrire ospitalità. Così si è nato un albergo diffuso che definirei “naturale” ed a cui il visitatore può accedere attraverso il sito www.labro.gov.it che presenta l’intera offerta turistica di Labro. In tutto, i posti letto superano i 200.
Quindi, il turismo, oltre ad aver salvato il borgo, è anche oggi la più importante risorsa economica?
Diciamoci la verità, se lei a Labro cercasse un lavoro in un’azienda metalmeccanica, non credo troverebbe grandi opportunità. Invece, abbiamo una decina di operatori tra ristoranti, alberghi, agriturismi e bar che operano nel settore dell’accoglienza: per una zona di alta collina a 630 m. sul mare, a 18 km. da Rieti ed a 17 da Terni, non è male. Del resto la nostra forza è proprio questa: silenzio e serenità assoluti, umidità zero. Poi siamo ad un passo dalla cascata delle Marmore e sul Cammino di San Francesco. Consideri che le Marmore sono visitate da 500.000 turisti all’anno e Greccio da 200.000. Labro è dunque all’interno di un circuito storico-turistico particolare e ad un passo dall’Umbria, il che significa vicino ad un flusso turistico internazionale di particolare pregio. Pensi che quest’anno, nei fine settimana d’agosto, abbiamo avuto fino a 1.500 presenza per week end.
E l’amministrazione comunale che ruolo ha avuto ed ha in questa storia così felice rispetto a quella di tanti altri borghi che, pur bellissimi, non riescono a trovare una loro valorizzazione?
L’amministrazione è totalmente a favore ed opera a supporto di queste dinamiche, pur con la limitatezza dei mezzi finanziari a disposizione di un comune di 400 abitanti. Il nostro impegno è, da un lato, quello di favorire lo sviluppo di un’offerta turistica di sempre maggior qualità e, dall’altro, di tutelare la nostra risorsa principale, cioè la bellezza del nostro borgo e della natura che lo circonda. In questo ambito, cerchiamo sia di completare il recupero di Labro che di sviluppare nuove iniziative o garantire continuità a quelle già in essere. Ad esempio, stiamo in contatto con la Curia per cercare di recuperare un suo immobile di pregio nel centro storico, oggi in abbandono e che, invece, potrebbe rappresentare una risorsa importante in termini di ricettività. Abbiamo definito un progetto “La Porta dell’Umbria” che ha come obiettivo, fornendo un’informazione adeguata ai visitatori, di intercettare i flussi turistici che vengono dall’Umbria per indirizzarli verso le mete turistiche del reatino perché bisogna capire che anche dal “piccolo” possono partire iniziative importanti e non solo viceversa. Poi, come Comune, sosteniamo quegli appuntamenti labresi che ormai sono diventati tradizionali: penso al Labro Festival, un importante palcoscenico di musica, teatro e balletto, alla manifestazione enograstronomica Calici Sotto le Stelle, all’Art Monastry Project che vede un laboratorio artistico internazionale operare con continuità all’interno del Monastero “Colle di Costa” convento recuperato sapientemente dall’ Arch. Fabio Pitoni e che oggi è un importante punto di riferimento turistico ricettivo .
A questo punto, Sindaco, quali saranno le vostre prossime mosse?
Mi lasci dire, anzitutto, che per un piccolo comune la vita non è semplice: dalla riforma degli enti locali dei primi anni ’90 ad oggi, la tendenza è sempre stata quella della concentrazione, con l’obiettivo di creare comuni più gradi, unità di 12-15.000 abitanti, ben diverse dall’amministrazione comunale di Labro. Così, le risorse scarseggiano e fare da soli non è semplice. L’obiettivo, però, è chiaro: continuare a qualificare la nostra offerta turistica. Creare spazi espositivi permanenti per gli artisti, dotare il centro storico, esclusivamente pedonale, di parcheggi adeguati, riaprire gli antichi sentieri, che possono essere utilizzati a fini escursionistici, come quello che conduce all’antica miniera di lignite in funzione all’inizio del ‘900. Infine, il progetto delle acque, visto che confiniamo con la sponda nord est del lago di Piediluco, con la realizzazione di un piccolo ormeggio per le barche in modo da poter meglio usufruire del tratto navigabile del Velino. Insomma, vogliamo far diventare Labro una metà sempre più attrattiva per un turismo che non sia solo quello di una visita di poche ore o di un fine settimana ma sia sempre più caratterizzato da una presenza continuativa.
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