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Sindrome Metabolica: di che si tratta?

Il termine sindrome metabolica (MetS) descrive una condizione caratterizzata da aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (2-3 volte rispetto alla popolazione generale) e diabete mellito di tipo II (5 volte rispetto alla popolazione generale) e viene definita come la presenza in un individuo di tre o più fattori di rischio, quali obesità viscerale, ipertensione arteriosa, alterata glicemia e dislipidemia.

Un recente studio, effettuato negli Stati Uniti, ha dimostrato che circa un maschio su cinque e quasi una donna su quattro sono affetti da MetS e il rischio di sviluppare la sindrome cresce con l’aumentare dell’età, infatti è presente in quasi la metà della popolazione di età superiore a sessanta anni.

Sindrome Metabolica e Obesità

La probabilità di sviluppare la sindrome metabolica è strettamente legata al sovrappeso o all’obesità e ad una mancanza di attività fisica. Un’altra causa è l’insulino-resistenza, una condizione in cui il corpo non può utilizzare la sua insulina in modo appropriato: l’insulina è un ormone che l’organismo utilizza per favorire la conversione del glucosio nel sangue in energia. La resistenza all’insulina può portare ad alti livelli di glucosio nel sangue ed è strettamente collegata a sua volta con il sovrappeso o l’obesità.

Una persona può considerarsi a rischio per lo sviluppo della sindrome metabolica se non svolge attività fisica e se:

  • è aumentato di peso, specie a livello della circonferenza della vita (questa semplice misurazione è un indice di eccessiva espansione del tessuto adiposo viscerale, quello, cioè, che si trova all’interno dell’addome e circonda i visceri)
  • ha una storia di diabete
  • ha elevati livelli di trigliceridi nel sangue
  • ha elevati valori di pressione arteriosa

La maggior parte delle persone che ha la sindrome metabolica si sente bene e frequentemente non presenta sintomi, tuttavia queste persone hanno un rischio maggiore di sviluppare in futuro malattie gravi come diabete e patologie cardiovascolari. Diverse organizzazioni hanno i propri criteri per la diagnosi della sindrome metabolica, secondo alcune delle più note linee guida hai la sindrome metabolica, se si hanno tre o più di questi tratti:

  • circonferenza vita elevata, superiore a88 cm per le donne e 102 per gli uomini. Alcuni fattori di rischio genetici, come la familiarità per diabete o l’ origine asiatica, abbassano il limite della circonferenza vita (80 cmper le donne e94 cmper gli uomini)
  • elevato livello di trigliceridi pari a 150 mg/dl o superiore, o se comunque si è in trattamento per alti livelli di trigliceridi
  • ridotte quantità circolanti di HDL (inferiore a 40 mg/dl negli uomini o inferiore a 50 mg/dl nelle donne)
  • pressione arteriosa oltre i 130/85, od in caso di trattamento farmacologico per l’ ipertensione
  • elevata glicemia a digiuno (100 mg/dl o superiore), od anche se tenuta sotto controllo con farmaci

Sindrome Metabolica: come affrontarla?

Trattare la sindrome metabolica richiede molto impegno e spesso un approccio multidisciplinare vista la genesi multifattoriale; tuttavia un cambiamento drastico dello stile di vita, eventualmente associato all’uso di farmaci, può contribuire a ridurre l’impatto dei fattori di rischio della sindrome metabolica.

Svolgere regolarmente un’attività fisica (almeno 30 minuti al giorno di camminata di buon passo), seguire un regime ipocalorico che agisca sulla perdita di peso e la sospensione dal fumo sono il punto di partenza nell’approccio al problema, il cui ruolo nel ridurre la pressione sanguigna e migliorare i livelli di colesterolo e glucosio nel sangue sono riconosciuti a livello scientifico. Sarà compito dei vari specialisti, che possono essere coinvolti in questo tipo di paziente (cardiologo, endocrinologo, nutrizionista, ortopedico…), identificare i casi da trattare anche farmacologicamente integrando quindi il “lavoro” fondamentale che il paziente dovrà mettere in campo quotidianamente nella gestione della sua malattia.

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annoscia@laboratorionomentano.it'

Claudia Annoscia

La Dr.ssa Claudia Annoscia si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti e nel medesimo ateneo ha conseguito la specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio presentando una tesi sperimentale dal titolo “Obesità ed Osteoporosi: Quale Relazione?”. Ha successivamente conseguito un Master in Prevenzione e Assistenza al Sovrappeso, Obesità e Disturbi dell’Alimentazione. Ha collaborato con la Cattedra di Endocrinologia e Medicina Interna dell’Università di Roma “La Sapienza“ presso il Policlinico Umberto I ed altre strutture della Capitale. Attualmente svolge la sua attività professionale presso il Centro disturbi del comportamento alimentare ”Villa Pia” – Italian Hospital Group – di Guidonia e nell’ambito della Branca di Endocrinologia dello Studio Medico Polispecialistico Cappuccini di Monterotondo.