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Poco movimento: rischio salute per 1.4 miliardi di persone

1.4 miliardi di persone – cioè oltre un quarto della popolazione globale – svolgono troppo poca attività fisica. Comunque non abbastanza da costituire un valido fattore di prevenzione rispetto a numerose gravi malattie. In testa, storici grandi killer quali malattie cardiovascolari e diabete e poi demenza ed alcuni tumori.

A dirlo un team di ricercatori della World Health Organization – l’Organizzazione Mondiale per la Salute – in uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Global Health.

Si è trattato di un lavoro ponderoso basato sull’integrazione di dati dal 2001 al 2016 provenienti da 358 singoli studi locali che hanno nel complesso raccolto dati su 1.9 milioni di individui.

1/4 della popolazione mondiale a rischio salute

Le conclusioni non sono confortanti. Nel mondo, il 32% delle donne ed il 23% degli uomini non fanno sufficiente attività fisica per rimanere in salute. Tale livello, per la WHO è pari a 150 minuti o 75 minuti di attività fisica per settimana a seconda che si tratti di attività moderata o intensa. In pratica, livelli addirittura inferiori a quei 30 minuti al giorno normalmente consigliati per prevenire le malattie già citate.

Anche perché lo studio ha preso in considerazione anche quell’attività fisica fatta per lavoro, per muoversi da un luogo all’altro oppure fatta dentro casa. Quindi non la sola attività, diciamo così, sportiva o di fitness effettuata a scopo di prevenzione dalle malattie.

World Health Organization: + pigri i paesi sviluppati

Comunque sia, così stanno le cose. E a guidare la classifica dei più pigri ci sono i paesi maggiormente sviluppati: cioè noi.

Infatti, nei paesi occidentali a più alto reddito, tra il 2001 ed il 2016, la percentuale di individui che non svolge sufficiente attività fisica è passata dal 31% al 37%. La maglia nera del peggioramento spetta a nazioni quali Germania, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina, Brasile. Il record negativo va al Kuwait, con un impressionante 67%.

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Attività fisica cresce in Cina

Viceversa, il Sud Est asiatico ha registrato la maggior crescita nell’attività fisica. A trainare è stata la Cina dove, evidentemente, è crescita la consapevolezza. Infatti la percentuale dei non sufficientemente attivi è decresciuta dal 26% del 2001 al 17% del 2016.

Nel caso dei paesi più benestanti, è evidente come vi sia una diminuzione dell’attività fisica legata al lavoro ed al trasporto laddove le auto sostituiscono le gambe e le biciclette.

Vi è anche poi un problema di genere. Infatti, ad esempio, in aree quali Asia Centrale, Medio Oriente, Africa del Nord barriere ambientali e culturali a praticare esercizio fisico.

E l’Italia?

L’Italia non sta messa bene. Affatto. Il 41.4% non fa sufficiente attività fisica e ciò è più grave nelle donne (46.2%) che negli uomini (36.2%).

Lasciando perdere la Finlandia posizionata ad un irraggiungibile 16.6%, è difficile trovare chi, in Europa, faccia peggio di noi. La Germania è al 42.2%, il Portogalla al 43.4% ma poi arriva l’Italia.

Le conseguenze di tutto ciò sullo stato di salute generale della popolazione sono evidenti come lo è la necessità di adottare politiche sociali all’altezza. E’ necessario rafforzare l’attività di sensibilizzazione della popolazione ai corretti stili di vita a tutti i livelli ma, in primis, verso i giovani.

Solo attraverso significativi investimenti sullo sport a scuola per creare quella forma mentis che ti aiuta a perseguire l’esercizio fisico per tutta la vita possiamo pensare di venirne a capo.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.