Rapporto sulle Regioni in Italia 2013 – CNR
Forti divari tra una Regione e l’altra, anche in termini fiscali, con un aumento della pressione e tagli nei servizi dovuti alla situazione economica generale e a quella di sanità e politiche socio-assistenziali in particolare. Questo il quadro di sintesi che emerge dal Rapporto sulle Regioni in Italia 2013 presentato dall’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie del CNR (Issirfa-Cnr).
“Dal punto di vista delle Regioni, potremmo definire il 2012 un’annata contraddittoria, in cui ai tagli non è corrisposto un effettivo miglioramento della situazione economico-finanziaria. Lo spaccato mostra le Regioni del Nord agganciate agli standard europei e quelle del Sud scivolare verso livelli di inefficienza insostenibili – sintetizza il direttore dell’Issirfa-Cnr, Stelio Mangiameli – l’aumento della pressione fiscale, soprattutto al Sud, è legato ai piani di rientro sanitari e la sanità è un ambito nel quale la ‘contraddittorietà’ si manifesta maggiormente. Anche nel 2012 le politiche sono state mirate al contenimento della spesa e tra tagli lineari, innovazioni procedurali, responsabilizzazione finanziaria e miglioramento dell’efficienza, in alcune Regioni l’erogazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e il diritto alla salute sono meno garantiti”.
Rapporto sulle Regioni in Italia 2013 e spesa sanitaria
La spesa sanitaria corrente si è mediamente ridotta ed è rimasta stabile in rapporto al PIL (7%): è però aumentata tra l’1 e il 2% in Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sardegna, Trento e Bolzano, mentre è calata in Liguria (3,2%), Basilicata, Piemonte, Toscana, Marche, Molise, Campania, Puglia. La spesa farmaceutica convenzionata è diminuita quasi del 9%, quella per il personale dell’1,4%. Il disavanzo è sceso di oltre 500 milioni (-20%) passando, in rapporto al finanziamento effettivo, dal 6,5% del 2006 al 2% nel 2012, ma la riduzione è pesata per più di tre quarti sulle Regioni con piano di rientro (Piemonte, Veneto e Lazio), mentre si è verificato un aumento in quelle a statuto speciale e nelle Province autonome. Il tasso di crescita della spesa, pari al 5,8% medio annuo nel periodo 2002-2006, risulta più che dimezzato nel 2006-2010 (e lievemente negativo nell’ultimo triennio).
“Le politiche socio-assistenziali risentono, forse più ancora, della crisi economica. La materia rappresenta circa il 10% della produzione normativa regionale ma i contenuti sono cambiati sensibilmente: ferma la spinta alla crescita, ci si orienta a garantire l’esistente – ha commentato Mangiameli – il 2012 è stato un anno di grande difficoltà, giacché la Legge di stabilità ha stanziato per il Fondo Nazionale Politiche Sociali solo 70 milioni di euro, di cui appena 10,7 destinati alle Regioni, molte delle quali continuano comunque a sostenere famiglie a basso reddito, numerose, con anziani e/o disabili – Lombardia, Sicilia, Umbria, Bolzano, Campania, etc. – e a intervenire nell’ambito dei servizi per l’infanzia: Piemonte ed Emilia-Romagna, per esempio”.
I Livelli Essenziali di Assistenza – LEA
Il Rapporto sulle Regioni in Italia 2013 dedica un’attenzione importante alla reale erogazione dei LEA anche in rapporto ai piani di rientro. Il Piemonte e le Regioni senza piano di rientro sono state adempienti rispetto al mantenimento dell’erogazione dei LEA nel 2011, ultimo anno disponibile, mentre per sette Regioni si è rinviato al piano di rientro e tre di queste (Calabria, Campania e Puglia) sono state giudicate in posizione “critica”.
Le Regioni non completamente adempienti sono state rinviate agli obiettivi stabiliti dal piano di rientro per quanto riguarda l’assistenza residenziale (tutte le sette Regioni), farmaceutica (Puglia) e l’appropriatezza dell’assistenza ospedaliera (tutte); sono stati rinvenuti problemi anche con riguardo alla prevenzione (tutte), e in particolare alle vaccinazioni (Lazio, Abruzzo, Calabria, Molise, Sicilia), agli screening (Abruzzo, Calabria, Lazio, Puglia, Sicilia) e alla prevenzione veterinaria (Abruzzo, Calabria).
Sospinte forse anche dalla pressione derivante dal monitoraggio dei LEA, le Regioni sono state piuttosto attive nel campo della tutela della salute (soprattutto nella prevenzione e controllo, nei servizi socio-sanitari e più in generale nella programmazione generale e riordino), in uno sforzo di adattamento e riorganizzazione delle strutture e delle reti assistenziali, di cui solo col tempo potrà essere valutata l’adeguatezza a migliorare effettivamente l’efficienza e l’appropriatezza.
Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto forniscono livelli aggiuntivi di assistenza e sono adempienti ai Tavoli di verifica su questo aspetto. Campania e Molise hanno dichiarato di non fornire prestazioni extra LEA. Lazio, Abruzzo e Calabria sono state indicate inadempienti; Piemonte e Sicilia sono adempienti “con impegno”. Valle d’Aosta, Trento e Bolzano (che non partecipano ai Tavoli) forniscono prestazioni aggiuntive, mentre non si dispone di informazioni relativamente a Friuli Venezia Giulia e Sardegna.
Dove vanno i risparmi della spending review ?
Nell’analisi specificamente dedicata a “La sanità e la tutela della salute”, Stefania Gabriele, Dirigente di ricerca in Economia pubblica dell’Issirfa-Cnr, rileva come: “La sfida più importante che il servizio sanitario nazionale (SSN) ha di fronte sembra oggi essere rappresentata dal rafforzamento dell’assistenza territoriale, destinata a sostituire l’ospedaliera in molte occasioni, ma le armi a disposizione appaiono spuntate, visto che non sono state investite nuove risorse, i risparmi della spending review essendo destinati a riduzione del deficit pubblico”.
E’ probabilmente proprio questo l’aspetto più critico che emerge dal Rapporto sulle Regioni in Italia 2013 del CNR rispetto alla politica sanitaria del nostro paese. Infatti l’evidente incapacità di arginare la crescita del debito pubblico, nonostante i risparmi dovuti alla spending review, continua a porre pressione sulle finanze pubbliche per il pagamento degli interessi sul debito rendendo così impossibile un flusso di investimenti che generi nel medio periodo una complessiva razionalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale italiano.