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RU 486

Che cos’è l’RU 486?

Il Mifepristone, meglio noto come RU 486, è uno dei farmaci che ha destato maggiore interesse nella stampa e gli aspetti scientifici sono stati oscurati da motivazioni politiche ed ideologiche. Credo sia doveroso da parte degli operatori sanitari fornire un’informazione corretta, al di là delle proprie convinzioni personali.

L’RU 486 induce l’interruzione della gravidanza bloccando l’attività di un ormone (il progesterone) necessario al mantenimento della gravidanza stessa. La sua azione è efficace solo nelle prime settimane di gravidanza, ma non va confuso con la “pillola del giorno dopo”: infatti, quest’ultima va somministrata entro 48-72 ore dal rapporto sessuale e non è quindi assimilabile ad una pratica abortiva, ma bensì impedisce l’impianto ad un eventuale concepimento. L’RU 486, invece, è utilizzata come alternativa all’aborto chirurgico ed è efficace solo per interrompere gravidanze non superiori ai 50 giorni (7 settimane).

La sua storia

L’RU 486 viene scoperto nel 1980 e posto sul mercato in Francia nel 1988. Attualmente è utilizzato nella maggior parte degli stati europei e negli Stati Uniti. Nel 2003 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) conferma la sua sicurezza e definisce le relative linee guida. Nel 2005 la stessa OMS inserisce RU 486 e misoprostolo nella propria lista dei farmaci essenziali e ne raccomanda l’uso combinato e sotto stretta osservazione medica: il fine è offrire un’alternativa all’ aborto chirurgico nei paesi in via di sviluppo.

Nel novembre 2002 il Comitato Etico della Regione Piemonte approva la sperimentazione dell’RU 486, inbase alla Legge 194 del 1978, ma il progetto viene bloccato dal Ministero della Salute. La sperimentazione prende il via nel 2005. Nel giugno 2007 l’ente europeo per il controllo sui farmaci (EMEA) autorizza l’uso del mifepristone e ne ribadisce la sicurezza ed il 30 luglio 2009 la RU 486 viene approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Nel novembre 2009 la commissione Sanità del Senato chiede al Governo di fermare la commercializzazione della RU 486 in attesa di un parere tecnico del Ministero della Salute circa la compatibilità con la legge 194, per poter stabilire profili di utilizzo coerenti con la stessa (in particolare il ricovero obbligato in ospedale durante il ciclo di assunzione del farmaco). Dal 10 dicembre 2009 l’RU 486 entra a far parte dei farmaci utilizzabili in Italia.

Come si utilizza ? (Aborto medico o farmacologico)

Data la precocità dei test di gravidanza in commercio, un numero crescente di donne scopre la propria gravidanza già nei primi giorni del mancato flusso mestruale. Per questo motivo, se richiesto, è possibile intervenire precocemente. Da parte sua, la legge 194/78 non fa riferimento al metodo da impiegare e nemmeno se debba essere medico o chirurgico. Il metodo farmacologico (il cosiddetto “aborto medico”) è divenuto una alternativa alla tecnica chirurgica. Proprio per la sua efficacia nelle IVG (interruzione volontaria di gravidanza) precoci, sta diventando in tutto il mondo il metodo più utilizzato. Per interrompere la gravidanza va assunta una dose di RU 486 seguita, due giorni dopo, da un secondo farmaco, una prostaglandina (il misoprostol), che aiuta l’utero a contrarsi. La sua efficacia è valutata tra il 98 e il 95% dei casi. Dopo qualche giorno avviene quindi l’espulsione, generalmente paragonabile ad una mestruazione abbondante accompagnata dalla sensazione delle contrazioni uterine che può essere diversa da donna a donna. Uno dei possibili effetti collaterali è legato alla possibile ritenzione di materiale che potrebbe infettarsi; è quindi necessaria un’ecografia dopo due settimane per essere sicuri che nulla sia rimasto in utero.

Aborto chirurgico (aspirazione)

L’intervento viene eseguito in ospedale, generalmente in day hospital. A volte, per facilitare l’intervento, il collo dell’utero viene rilassato con un farmaco (prostaglandina), da prendersi o il giorno precedente o il giorno stesso dell’intervento. L’intervento operatorio avviene in anestesia generale, più raramente in anestesia locale. Il collo dell’utero viene dilatato con dilatatori metallici fino ad un diametro da6 a12 mm. Viene in seguito inserita una fine canula per l’aspirazione che rimuove i tessuti embrionali dalla cavità uterina. L’operazione dura circa 20 minuti. Il rientro a casa avviene tra le2 a8 ore seguenti l’intervento oppure il giorno dopo. E’ prescritta una visita di controllo da effettuare nelle due settimane seguenti.

Mercato nero on line !?!

Per procurarsi una pillola RU 486 e poter abortire a casa, bastano internet e un centinaio di euro circa. Tra i vari siti, almeno due specificano che possono recapitare il farmaco in Italia. Flavia Amabile, giornalista, riferisce il 18 marzo scorso l’esito della sua indagine: con un semplice clic, ha ordinato e ricevuto  l’RU486 acasa sua senza alcun controllo! Ma il dato interessante è un altro. Trovato un laboratorio del CNR disponibile, ha chiesto un’analisi del contenuto. Il risultato è stato “rilevata presenza di mifepristone”. La quantità del farmaco contenuto è quindi imprevedibile, certamente scarso e quindi non efficace. Sempre che non sia dannoso. Eppure il Ministro della Salute il primofebbraio annunciava la nascita di una task force per evitare la vendita della RU 486 attraverso canali clandestini come la rete !

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Che cos’è la 194 ?

Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza, in qualsiasi forma, era considerata in Italia un reato. Il 22 maggio del 1978 fu invece varata la legge n. 194. Questa consente alla donna, nei casi previsti (tutela fisica e psichica), di poter ricorrere alla IVG, anche in anonimato, in una struttura pubblica, nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica. La legge prevede inoltre che “il medico che esegue l’interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite”. Il ginecologo può esercitare l’obiezione di coscienza. Questa legge è stata poi confermata da un referendum il 17 maggio 1981.

Cosa è successo dopo la legge 194/78  ?

La legge 194 si prefiggeva di:

  • stroncare la criminalità dell’aborto clandestino
  • evitare che l’aborto fosse usato per la limitazione delle nascite
  • promuovere la tutela sociale della maternità consapevole.

In effetti, il numero degli aborti è in calo costante, ma l’applicazione della 194 è sempre più faticosa. Il problema riguarda soprattutto la certificazione necessaria per arrivare alla IVG e l’esecuzione dell’aborto nelle strutture pubbliche. Aumentano i tempi di attesa e aumenta il numero dei medici obiettori (in Italia lo sono 6 ginecologi su 10) e ciò contribuisce ad alimentare il mercato degli interventi illegali (o clandestini). Inoltre, le donne che si presentano con un certificato per l’IGV in una fase molto iniziale debbono in molti casi attendere alcune settimane, arrivando quindi all’interruzione in una fase più avanzata, con un intervento più complesso e più traumatico fisicamente e psicologicamente. Ma, nonostante ciò, l’Istat scriveva già nel 2002: “Si può quindi affermare che in Italia sta cambiando il modello di abortività volontaria: si sta passando da un modello di tipo “tradizionale”, caratterizzato da un ricorso all’IVG soprattutto delle donne coniugate con figli, a un modello, più simile a quello dei paesi nord europei, in cui l’aborto è più estemporaneo e legato a situazioni di “emergenza”, ovvero non viene più utilizzato per controllare le dinamiche di pianificazione familiare”.

A sua volta, l’Istituto Superiore di Sanità afferma: “Dalla legalizzazione fino al 1982 l’andamento delle IVG ha mostrato una più o meno rapida e completa emersione dalla clandestinità. Questa, prima del ’78, era stimata tra i 220.000 e i 500.000 aborti l’anno. Una conferma di ciò e della sua diminuzione dopo l’emanazione della Legge 194 può essere dedotta dal dimezzamento delle notifiche di aborto spontaneo che, prima del 1978, celavano un ricovero per le complicanze dell’aborto volontario clandestino. Nel 1983, verificata la stabilizzazione del fenomeno, è stato necessario quantificare l’aborto clandestino residuo: 100.000 aborti clandestini, ridotti nel2001 a21.000 unità. Nel 1982 il tasso di abortività (ossia 17,2 IVG per 1.000 donne comprese nella fascia d’età 15-49 anni) e il numero assoluto di IVG (234.801) hanno raggiunto i valori più elevati. Da allora si è avuto un decremento costante dell’abortività: nel 2006 sono state notificate 131.018 IVG e nel 2007  127.038, pari a un tasso di 9,1 per 1.000 donne tra 15-49 anni, con una riduzione rispetto al 1982 del 47,1%. Dalla legalizzazione a oggi, considerando i livelli di abortività precedenti alla legalizzazione, si può stimare che sono stati evitati ben 3.300.000 aborti, di cui 1 milione clandestini con conseguente eliminazione della mortalità e morbosità materna a esso associata”.

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manuelasteffe@laboratorionomentano.it'

Manuela Steffe

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, da venti anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse osterico- ginecologico.