Neurologia

Sonno e malattie neurologiche: dormir bene abbassa il rischio

Il sonno è essenziale per la nostra salute, ma sono ben 60 i possibili disturbi del sonno. Alcuni disturbi del sonno sono anche marker predittivi di una futura patologia neurodegenerativa.

Sonnolenza e Parkinson

Ad esempio, un’eccessiva sonnolenza diurna che può manifestarsi alcuni anni prima della comparsa del Parkinson. Uno studio su 2.457 soggetti, di età media di 72 anni, seguiti per oltre 10 anni, ha evidenziato che una durata del sonno notturno superiore a nove ore è associata a maggior rischio di sviluppare demenza.

Il disturbo comportamentale in sonno REM – RBD

Il disturbo comportamentale in sonno REM (REM Sleep Behavior Disorder) si verifica nella fase del sonno detta sonno REM. Essa è associata ad intensa attività onirica e maggiormente presente nella seconda parte della notte. Nel sonno REM si osserva la perdita di tono della muscolatura volontaria (“si e come paralizzati”). Nel disturbo comportamentale in sonno REM (RBD), invece, si ha la mancanza della fisiologica atonia muscolare. Infatti, i pazienti vivono i loro sogni che hanno contenuti negativi e, per difendersi, hanno comportamenti violenti (urlare, tirare pugni e calci). Come conseguenza, hanno una eccessiva attività motoria durante il sonno REM.

L’RBD colpisce di più gli uomini e solitamente insorge intorno a 60-70 anni. In un’alta percentuale si può associare a patologie quali Parkinson, Atrofia Multisistemica e Demenza a corpi di Lewy. L’ RBD può precedere l’insorgenza di tali disordini neurologici di 5-10 anni.

Sonno disturbato e malattie neurologiche

Un sonno disturbato è spesso presente nelle patologie neurologiche. Nel 70-90% dei pazienti con Parkinson, nel 80-90% dei pazienti con Alzheimer, nel 50-60% dei pazienti con sclerosi multipla.

Mioclono notturno o Periodic Legs Movements

Il mioclono notturno o Periodic Legs Movements (scatti alle gambe di breve durata, ogni 20-40 secondi, che determinano brevi risvegli incoscienti) si riscontra in circa un terzo dei pazienti con sclerosi multipla. La sindrome delle apnee notturne si osserva invece in oltre il 50% dei pazienti con ictus cerebrale.

In questi casi, un esame specifico come la polisonnografia notturna consente di identificare correttamente il disturbo del sonno. Il trattamento di questi disturbi del sonno genera un miglioramento della qualità di vita ma anche un migliore out-come a breve e a lungo termine. Ad esempio, in pazienti con Alzheimer il trattamento di una concomitante sindrome delle apnee ostruttive con l’apparecchio a pressione positiva d’aria (CPAP), può rallentare la progressione del deficit cognitivo.

Un buon sonno riduce il rischio di malattie neurologiche?

La privazione di sonno accelera l’aggregazione di ?-amiloide (una proteina normalmente prodotta ma anche eliminata nel cervello sano) in placche extracellulari, che sono caratteristiche della malattia di Alzheimer. La privazione di sonno nell’uomo determina un aumento dei livelli di ?-amiloide, e a questo punto è necessario un buon sonno, con una significativa presenza della sua parte più profonda (Stadio 3 non-REM), per eliminare questa proteina ed altre sostanze di scarto.

Infine, studi in soggetti anziani hanno dimostrato che la presenza di una sindrome delle apnee morfeiche, ed in particolare la condizione di ipossia notturna intermittente, determina un aumentato rischio per lo sviluppo di Mild Cognitive Impairment e di demenza.

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