Nutrizione

Stevia rebaudiana: quali sono le proprietà?

La Stevia reubadiana  è una piccola pianta perenne della famiglia della Asteraceae originaria del Paraguay, la cui fama è cresciuta negli ultimi anni in quanto adoperata come alternativa allo zucchero. Infatti grazie al suo elevato potere dolcificante e al suo esiguo contenuto calorico ha trovato largo utilizzo tra tutte quelle persone che hanno a cuore la linea. Utilizzata dagli indiani Guarani per dolcificare il Mate o altre bevande o, addirittura, per rendere più gradevole il sapore di alcune medicine, l’utilizzo della stevia è stato concesso a tutti i paesi dell’Unione europea e quindi anche in Italia dal 2011 (Regolamento UE N. 1131/2011 della Commissione dell’11 Novembre 2011).

Stevia reubadiana: potente dolcificante

È nella foglia che risiede il potere dolcificante della stevia. È da tenere presente che al naturale le foglie della stevia sono circa 30 volte più dolci del saccarosio. Il processo di essiccazione, che riduce le foglie ad una polverina verde o bianca con diverso grado di raffinazione, rende la stevia fino a circa 300 volte più dolce del saccarosio. Ovviamente nelle foglie integre, oltre ai principi attivi quali lo stevioside e il rebaudioside A, si trovano anche  vitamine A e C, minerali, acidi grassi polinsaturi, flavonoidi e polifenoli.

I principi attivi della stevia sono stabili nel tempo, non fermentano e sono resistenti alle alte temperature (fino a 200°C), in questo modo, diversamente dai dolcificanti di sintesi come l’aspartame (degradato dalle alte temperature), la stevia mantiene intatte le sue caratteristiche anche in bevande calde o prodotti da forno.

Le proprietà della Stevia: diabete e ipertensione

Il botanico svizzero Moisés de Santiago Bertoni nel 1887 di passaggio in Paraguay ne descrisse per primo le proprietà terapeutiche. Non solo quindi un edulcorante ma secondo Bertoni la stevia ha buone proprietà ipoglicemizzanti, digestive, ipotensive nonché efficace nella prevenzione della carie.

Diverse sono le ricerche a sostegno dei benefici apportati dalla stevia sul controllo della glicemia. Secondo alcuni studi sembra infatti che lo stevioside e il rebaudioside A, influenzino il funzionamento delle cellule beta del pancreas, quelle cellule cioè deputate alla produzione di insulina, ripristinando il giusto livello di glucosio plasmatico.

Inoltre uno studio condotto su topi affetti da diabete di tipo 2 dimostra che il trattamento quotidiano per un mese e mezzo con 0,025 g/ Kg di peso corporeo di stevia stimoli una riduzione dei livelli di glucagone (ormone con azione opposta a quella dell’insulina) e una migliore risposta insulinica.

Una recente ricerca del 2015 condotta da un team di ricercatori spagnoli e pubblicata sulla rivista Food and Chemical Toxicology, dimostra che l’assunzione di stevia migliora sia la resistenza all’insulina ma anche la ripartizione degli acidi grassi mantenendo sotto controllo il peso corporeo.

Non solo il diabete ma pare che la stevia tenga sotto controllo anche i livelli di pressione sanguigna. Ad avvalorare le sue proprietà antiipertensive è uno studio condotto su pazienti con ipertensione trattati per due anni con 500 mg di stevioside. Già dopo tre mesi di trattamento, questi pazienti hanno mostrato un abbassamento di circa il 10% della pressione sistolica e diastolica.

Quanto è sicuro l’utilizzo della stevia?

L’utilizzo della stevia però pare abbia qualche controindicazione. Particolarmente elevati sembrano infatti i dubbi riguardo la cancerogenicità dei principi attivi, la qual cosa spegne gli entusiasmi riguardo il suo utilizzo. La questione è tuttora molto controversa e contraddittoria e per certi versi sembra essere fortemente influenzata da interessi commerciali.

Una dettagliata revisione commissionata dal “Nutrition Advocate Center for Science in the Public Interest” (Kobylewski & Eckhert, 2008) condotta da un gruppo di tossicologi presso l’Università della California, ha sollevato la pesante problematica della cancerogenicità della stevia. I ricercatori hanno notato che in alcuni test in vitro e in vivo, lo stevioside causa mutazioni genetiche, danni cromosomici e frammentazione del DNA. Tutte alterazioni che presumibilmente potrebbero contribuire a generare un fenomeno canceroso.

La regolamentazione dell’Unione europea limita l’impiego della stevia ai prodotti alimentari ipocalorici e/o senza aggiunta di zuccheri e la sua presenza è segnalata in etichetta dalla sigla E960. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha espresso parere favorevole sulla sicurezza della stevia e ne ha fissato una dose giornaliera raccomandabile pari a 4 mg/kg peso corporeo/giorno. Questa dose giornaliera però sembra facilmente superata soprattutto dai bambini dal momento che consumano più bevande analcoliche aromatizzate.

Particolare cautela nell’utilizzo della stevia pare debba essere riservata ai soggetti colpiti da malattie autoimmuni o infiammazioni del tratto gastrointestinale.

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Mariailaria Verderame

Mariailaria Verderame si è laureata con lode in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II di Napoli e ha successivamente conseguito i titoli di Dottore di ricerca in Biologia avanzata e Cultore della materia per il Settore Scientifico Disciplinare BIO/06. Ha collaborato all’attività didattico-scientifica presso il Dipartimento delle Scienze biologiche della suddetta Università. L’interesse scientifico è da anni incentrato sulle problematiche relative alle interferenze alimentari di inquinanti ambientali ad azione xeno-estrogenica sulla sfera riproduttiva. Si è inoltre occupata della valutazione dello stato nutrizionale e riproduttivo a seguito di un regime alimentare di tipo biologico ricevendo un assegno di ricerca nell’ambito delle reti di eccellenze TEMASAV. Ha partecipato a numerosi Congressi nazionali e internazionali, a molteplici corsi di perfezionamento universitari e seminari di aggiornamento tecnico-scientifico in ambito nutrizionale. Vincitrice del premio Lisa de Conciliis 2013 “Ultime frontiere della biologia molecolare” conferito dall’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli. È inoltre autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste a diffusione internazionale.