Tommaso Nannicini: portiamo in Italia i migliori cervelli
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Tommaso Nannicini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Renzi, è quello che si definisce un professore prestato alla politica. Docente presso il Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi, può vantare nel suo curriculum di aver vinto una Consolidator Grant dello European Research Council – ERC, l’organizzazione dell’Unione Europea dedicata al finanziamento ed allo sviluppo della ricerca scientifica.
Con Tommaso Nannicini abbiamo così affrontato temi che, se da un lato hanno una significativa valenza politica, sono cruciali per l’evoluzione del mondo della scuola e dell’università e della relazione tra questi ed il mondo delle imprese.
Professor Nannicini, secondo alcune statistiche, addirittura il 25% degli under 18 italiani vive in condizioni di “povertà culturale” (il 55% dei minori in età scolare non ha mai visitato un museo n.d.r.): che cos’è ed a cosa punta il fondo contro la povertà minorile di recente istituzione?
La povertà educativa e materiale dei minori sono le più terribili di tutte le disuguaglianze perché si perpetuano nel tempo e creano poi disparità e disuguaglianze che non scompaiono anzi si amplificano lungo la vita. E’ per questo che il Governo, anche sperimentando forme nuove di intervento in collaborazione con le fondazioni bancarie e con il Forum del Terzo Settore, ha messo in campo un programma sperimentale da 400 milioni di euro in tre anni per combattere, attraverso progetti diversificati sul territorio, il problema della povertà educativa e ciò con una serie di bandi nazionali che verranno lanciati nei prossimi tre anni.
Si tratta di un programma sperimentale. Non sperimentale all’italiana per cui quando ho pochi soldi dico che è sperimentale: vogliamo veramente capire ed usare metodi statistici e scientifici seri per valutare cosa funzioni e cosa no nel contrastare la povertà educativa per poi esplodere a livello nazionale le politiche più efficaci.
Il Governo Renzi vuole riportare i migliori cervelli in Italia anche attraverso il Fondo Giulio Natta. Che cos’è, cosa prevede e come ci si assicura che poi i cervelli tornati in Italia possano veramente collaborare allo sviluppo di una ricerca applicata di supporto alle aziende?
Ci sono nazioni che competono aggressivamente sul carico fiscale per attirare le imprese. Io credo che il nostro paese debba essere molto aggressivo nell’attirare i cervelli, nell’attirare ricercatori che siano in grado di competere alla frontiera della ricerca scientifica a livello internazionale e di accaparrarsi i finanziamenti più prestigiosi a livello internazionale. Per questo il Governo ha predisposto nell’ambito del Piano Nazionale per la Ricerca, che stanzia 2.5 miliardi di euro nel prossimo quinquennio, una serie di interventi importanti. Le Cattedre Natta che saranno rivolte a ricercatori di prestigio internazionale i queli avranno stipendi più alti, strumenti di ricerca maggiori e potranno essere chiamati liberamente in qualsiasi università italiana. Poi un attrattore specifico per chi ha vinto un ERC, prestigioso finanziamento europeo, al quale affiancheremo un matching fund: risorse nuove per chi viene a fare ricerca di alto livello in Italia.
Ovviamente, è importante cambiare gli incentivi di tutto il sistema perché chi viene portando con sé con grandi standard di qualità trovi e possa poi contaminare tutto il sistema. Su questo anche il Governo è impegnato con il Ministro Giannini per creare un’università più ‘sbloccata’, diciamo, dove ognuno sia valutato in base al merito e possa lavorare al meglio.
Qual è il rapporto tra produttività e istruzione?
Nell’economia della conoscenza un fattore competitivo fondamentale è il capitale umano: la capacità di creare capitale umano e soprattutto di accompagnare questo capitale verso le imprese dove si crea sviluppo e valore aggiunto. Quindi si tratta di investirci ma si tratta anche di preparare il sistema produttivo a raccogliere questo investimento. Ancora c’è molto da fare su tutti e due i fronti.
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