Vaccini: influenza fanalino di coda
L’Italia non è unita nell’offerta vaccinale, con la conseguenza di rischi differenti per la salute della popolazione pediatrica e adulta a seconda delle Regioni in cui si vive. Ma non ci sono solo ombre: infatti si riducono negli anni i casi di notifica – e dunque ci si ammala di meno – della maggior parte delle malattie prevenibili con le vaccinazioni e si va sempre più diffondendo il valore economico-etico-sociale delle vaccinazioni.
Ma c’è però molta strada da percorrere per ottenere il massimo dei benefici dalla prevenzione offerta dai vaccini sia per la popolazione pediatrica, sia per la popolazione adulta e soprattutto anziana.
Sono questi in sintesi i principali dati che emergono dal Report “Prevenzione vaccinale” pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane – diretto dal Professor Walter Ricciardi – con sede presso l’Università Cattolica di Roma.
L’offerta vaccinale sul territorio italiano è eterogenea
La situazione che emerge rileva una diversa applicazione a livello regionale delle direttive nazionali con conseguente disomogeneità sul territorio riguardo l’offerta vaccinale. Nonostante l’esistenza del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2012-2014 e l’inclusione dal 2001 delle vaccinazioni nei Livelli Essenziali di Assistenza, l’offerta vaccinale sull’intero territorio risulta estremamente eterogenea.
Ad esempio di eterogeneità è rappresentato dalla vaccinazione anti-Human Papilloma Virus (HPV) alle ragazze nel 12° anno di vita, sia per le differenze temporali di avvio dell’offerta gratuita nelle singole Regioni, sia per il limite massimo di età oltre il quale la gratuità non è più prevista.
Un altro esempio di disomogeneità territoriale è rappresentato, relativamente all’obbligatorietà delle vaccinazioni, dalla Regione Veneto che ha sospeso l’obbligo per tutti i nuovi nati a partire dal 1 gennaio 2008 e introdotto un sistema di monitoraggio semestrale al fine di verificare ed evidenziare, in tempi molto brevi, eventuali effetti sfavorevoli del provvedimento adottato, mantenendo inalterato il sistema di offerta gratuita da parte dei servizi vaccinali.
Rispetto poi all’applicazione delle indicazioni del calendario vaccinale, presente nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV), qui ogni singola Regione può attuare adeguamenti e/o modifiche. Un esempio è l’inclusione del sesso maschile nei programmi vaccinali contro l’HPV da parte di alcune Regioni (Puglia, Veneto, Sicilia, Friuli, Liguria).
Grazie ai vaccini ci si ammala di meno
L’analisi dei dati di notifica relativi ad alcune malattie ha evidenziato che, per quanto riguarda le malattie per le quali in Italia esiste l’obbligo vaccinale, i casi registrati sono pari a 0 per la Poliomielite e la Difterite e pari a 57 per il Tetano (2011), mentre per l’Epatite B, resa obbligatoria molto più tardi (2001), si registra una netta contrazione di casi stessi negli anni osservati (da 1.528 casi nel 2000 a 282 casi nel 2010, ossia -81,54%).
Relativamente a tali patologie si registrano anche, a livello nazionale, valori di copertura ottimali in linea con l’obiettivo minimo stabilito nel vigente PNPV (almeno il 95% entro i 2 anni di età).
Morbillo, Rosolia e Parotite: diminuzioni consistenti
I dati di notifica di Morbillo, Rosolia e Parotite, per le quali la vaccinazione risulta raccomandata (vaccino combinato), mostrano diminuzioni molto consistenti (Morbillo: da 1.457 casi nel 2000 a 388 casi nel 2010 – ossia -73,37%; Parotite: da 37.669 casi nel 2000 a 534 casi nel 2010 – ossia -98,58%; Rosolia: da 2.605 casi nel 2000 a 47 casi nel 2010 – ossia -98,20%).
Nonostante la riduzione dei casi, però, la relativa copertura vaccinale non raggiunge ancora il valore ottimale (raggiungimento e mantenimento nel tempo di almeno il 95%) previsto dal Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita in vigore, ma anzi, dal confronto dei dati del 2013 con l’anno precedente, si osserva addirittura un decremento (-2,11%).
Meningococco: – 72%
Il numero di casi notificati di infezioni da meningococco risultano in diminuzione (da 189 casi nel 2000 a 54 casi nel 2010, ossia -72,16%). Analoga situazione si riscontra per la Varicella (da 95.174 casi nel 2000 a 40.154 casi nel 2010, ossia -57,81%).
Vaccinazione Antinfluenzale: ancora non ci siamo
Per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale offerta gratis alla popolazione a rischio, in particolare agli anziani (65 anni e oltre), il PNPV stabilisce per gli ultra 65enni il 75% come obiettivo minimo perseguibile e il 95% come obiettivo ottimale.
In Italia, purtroppo, con le percentuali di copertura vaccinale attualmente conseguite, l’obiettivo minimo resta ancora lontano dall’essere raggiunto. Infatti, nella stagione 2013-2014, la copertura vaccinale degli anziani risulta a livello nazionale pari a 55,4% e, considerando l’arco temporale 2002-2003/2013-2014, si è osservata addirittura una diminuzione dell’8,1%. Nella stagione 2014-2015 la copertura vaccinale negli ultra 65enni risulta pari al 49%, registrando quindi una ulteriore riduzione.
Relativamente all’influenza si stima che l’assenza di una strategia vaccinale genererebbe più di 2 milioni di casi, con circa 30.000 decessi, mentre la somministrazione del vaccino ridurrebbe i casi a 1,5 milioni. Nel nostro Paese inoltre, la durata media dell’assenza dal lavoro per sindrome influenzale è di circa 4,8 giorni ed è stato calcolato che ogni caso di influenza costa, complessivamente, 330€.
“Oggi le vaccinazioni sono a un punto di svolta”, afferma il professor Walter Ricciardi, Direttore di Osservasalute. “La pratica vaccinale è l’intervento di Sanità Pubblica più efficace al mondo, dopo l’acqua pulita, per promuovere la buona salute e salvare vite umane. È per tale motivo che risulta fondamentale l’unione di tutta la comunità scientifica per diffonderne il valore grazie, anche, al supporto di strumenti evidence-based. Proprio quest’ultima è la motivazione che ha portato alla stesura del Rapporto Prevenzione Vaccinale. La sfida più importante è oggi quella di far capire alla popolazione, e in particolare modo a coloro che decidono, più o meno consapevolmente, di non proteggersi con una tecnologia sempre più sicura ed efficace nel tempo, quale sia il valore sociale, etico, economico e soprattutto sanitario delle vaccinazioni stesse”.
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